CRONACA VERA

Quando ti ammazzano con 160 coltellate il minimo è che il sangue schizzi dappertutto. Sbirri e giornalisti stavolta non devono sbattersi più di tanto: l’assassina è la migliore amica. Ecco la terza puntata di “Reportage”, la nostra piccola inchiesta sul giornalismo on the road di Piacenza.

TESTO: PINK ANDERSON; FOTO: ARCHIVIO ANDERSON

Certi omicidi sono semplici da ricostruire. In altri non ci capisci niente. L’accoltellamento di una ragazza di 28 anni in piena estate a Ferriere appartiene alla seconda categoria. La scena del delitto è di quelle toste: il corpo è per terra nel classico lago di sangue. Ce n’è ovunque, sul tavolo della cucina e sui muri. Sembra una macelleria. E’ normale: quanto ti ammazzano con 160 coltellate il minimo è che il sangue schizzi dappertutto. Ma questa vota sbirri e giornalisti non hanno dovuto sfinirsi in chissà quali indagini o inchieste per trovare il colpevole. L’assassina è la sua migliore amica, Monica Montagna. Quella che stava pranzando con lei. E questo è ancora più agghiacciante di tutto il sangue che c’era in giro. Monica, 29 anni, qualche piccolo problema di depressione, ha trucidato Annalisa con un coltello da salame. Il perché, a distanza di mesi, ancora non lo si è capito. Gelosia? Rivalità? Depressione? Raptus? Forse tutte queste cose insieme, ma il quadro è ancora un labirinto, come lo è la dinamica dell’omicidio. Di sicuro tutto è avvenuto in pochi istanti.

MATRIMONIO E GRIDA DI DOLORE

Ci stanno ancora lavorando i carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza e i colleghi del Nor di Bobbio coordinati dal sostituto procuratore Ornella Chicca. Nessuno, oggettivamente e obiettivamente, sa il perché. Al momento nessuno riesce a dare una risposta a questo raptus omicida di rara violenza. Nemmeno gli inquirenti lo sanno, per ora. Forse lo racconterà Monica, o forse no. Perché, forse, un vero movente non c’è. Non ci può essere tra due ragazze che erano amiche da anni. Esclusa, o quasi, la pista della gelosia, i carabinieri sanno che sulla vicenda ha un forte peso il profondo stato di depressione nel quale Monica era caduta da diverso tempo: un lutto grave in famiglia, la perdita del lavoro e del fidanzato. Monica da un paio di giorni era arrivata a Ferriere, ospite a casa di un cugino, e in quei giorni era stata insieme ad Annalisa. Il 24 luglio hanno pranzato insieme a casa della 28enne, probabilmente le parlava dei preparativi del suo matrimonio. Dopo pranzo, introno alle 14,30, le due iniziano a litigare. Una lite violentissima che attira l’attenzione dei vicini di casa. Qualcuno sente delle grida provenire dall’appartamento di Annalisa e decide di chiamare il 112. Una delle possibili ricostruzioni vede le due amiche che stavano pranzando al tavolo della cucina una davanti all’altra. A un certo punto Monica si alza in piedi, va verso la credenza alle spalle dell’amica – che quindi non può vederla – e prende il coltello affilatissimo. Il resto sono grida e tentativi di difendersi.

UNA SCRITTA COL PENNARELLO: OMICIDIO

I carabinieri di Ferriere, quando arrivano, trovano Monica a terra nel cortile del palazzo dopo essersi gettata dalla finestra. Voleva scappare, ma è caduta. Il corpo di Annalisa, straziato da 160 coltellate, molte delle quali al collo, è invece riverso in un lago di sangue nella cucina. I sanitari del 118 hanno accompagnato in volo la 29enne all’ospedale Maggiore di Parma. Inizialmente le sue condizioni sembravano molto gravi, ma sono migliorate col passare delle ore e alla fine è stata dichiarata fuori pericolo. Il fascicolo, oggi, è ancora aperto sul tavolo della procura, e sopra c’è scritto col pennarello “omicidio pluriaggravato”, mentre l’assassina, che non ricorda nulla di quell’inferno scatenato in una casa per le vacanze a Ferriere, si trova in un ospedale psichiatrico giudiziario in attesa che giudici e medici decidano il suo futuro. Questa è una storia di cronaca vera.

SEQUENZA DI UN DELITTO

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