COMPRO ORO

Il sindaco Dosi ha lanciato l’allarme: “Sono in aumento, siamo preoccupati”. I negozi che trasformano l’oro in assegni hanno trovato il modo di guadagnare sulla crisi. Siamo andati a far valutare un vecchio braccialetto della nonna col sogno di investire il ricavato in cuba libre alle Barbados. Ecco la prima puntata della nostra piccola inchiesta sulla crisi a Piacenza.

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

La ragazza compra oro. E’ dietro al bancone, con la bilancia elettronica, una pietra speciale per non farsi fregare e la stufa accesa. Accetta di parlare con la Batusa, ma solo in forma anonima. “Sono una commessa, il negozio non è mio”. Eccoci al “Compro oro”, dove entri con la vecchia collana della zia ed esci con un assegno da incassare. Colpa della crisi, dicono. Anni fa, quando si stava meglio anche se si stava peggio, conservavi l’oro di famiglia in cassaforte e tramandavi anelli e braccialetti di generazione in generazione. Ora che i soldi non ci sono e le tasse aumentano la gente se ne fotte dei ricordi. Vende. Viva la bigiotteria! Viva Accessorize! L’oro, se c’è, si cambia in contanti. Diciotto carati di banconote fresche fresche. C’è il mutuo da pagare, bellezza. Il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, ha detto che i “Compro oro” stanno esagerando. “Sono in aumento e la cosa preoccupa. Abbiamo seguito corsi per limitare la pratica. Ci stiamo mettendo impegno, ma abbiamo le armi spuntate”. Ma che cosa succede in questi negozi? Abbiamo fatto un salto in un “Compro oro” della città, quello con la ragazza dietro al bancone. Abbiamo portato con noi anche un braccialetto della nonna. Non si sa mai che rimediamo due denari da reinvestire al Bingo, e se vinciamo al Bingo andiamo al casinò, e se vinciamo al casinò andiamo alle Barbados con una caraffa di cuba libre e ciao ciao Batusa.

IL CARO VECCHIO MATERASSO

“Suonare il campanello”. Suoniamo. Ci apre una ragazza sorridente. Dice di non aver letto le dichiarazioni di Dosi, ma conosce il problema. “Giusto qualche giorno fa è venuta la polizia a fare un controllo”. Parla da dietro un vetro di protezione, come quelli della stazione. “Era tutto in regola. La polizia può venire anche tutti i giorni, qui rispettiamo il regolamento ed è tutto perfettamente legale. Se lavoriamo è perché la gente ha bisogno di soldi. Nessuno la obbliga a venire qui. Le persone arrivano, chiedono un preventivo e poi, se vogliono, accettano di vendere i loro oggetti”. Dicono che ve ne approfittiate. C’è la crisi, la gente è al verde ed è costretta a vendere i gioielli di famiglia (quelli d’oro, s’intende). “Se non ci fosse la crisi probabilmente questi negozi non ci sarebbero, è vero. Se ci sono è perché le persone vengono. Volete dire che ne approfittiamo? Ditelo pure, ma se c’è la crisi non è colpa dei negozi come questo”. La commessa dice che c’è un via vai continuo. “Viene molta gente, sì. E non è un bel segno. Significa che hanno bisogno di denaro. Più che altro ritiriamo oggetti appartenuti a parenti lontani, poi c’è chi decide di convertire l’oro in denaro contante perché ha paura a tenerlo in casa per via dei ladri”. Pare che l’oro non sia più sicuro neppure sotto al materasso.

NONNA NON TRADIRCI

Funziona così. Il tizio in piena crisi arriva con l’oro da vendere, la commessa lo pesa e fa il suo prezzo. Oltre i mille euro deve pagare con un assegno. Lo dice il regolamento. “Poi tengo una copia della ricevuta per me e l’altra la do al cliente”. Capita che dopo una rapina gli sbirri vadano a dare un’occhiata ai “Compro oro”, ci spiega la ragazza. Per questo nella ricevuta è specificato che “dichiaro che i sopra indicati oggetti non sono di illecita provenienza”. E’ arrivato il momento di far valutare il braccialetto della nonna. “Lo avete già fatto valutare da altre parti, vero? Volete comparare i prezzi per vedere se c’è qualcuno che dà il pacco, non è così?”. Questa è la Batusa, mica Striscia la Notizia. Noi vogliamo solo fare un mucchio di soldi per andare alle Barbados con un paio di bambole attorno. La commessa prende il braccialetto e lo strofina sulla cosiddetta “pietra di paragone”. Il braccialetto lascia qualche graffio, che viene ricoperto con un acido speciale. Se i graffi restano, è oro. Se spariscono, è bigiotteria. Siamo un po’ agitati. Hai visto mai che la nonna ci ha tirato una fregatura. La ragazza passa l’acido, i segni restano sulla pietra. Nonna, ti adoro. “E’ oro”. A questo punto la commessa lo pesa sulla bilancia elettronica: 20,4 grammi. Poi prende la calcolatrice e moltiplica il peso per 28, “il valore attuale di un grammo d’oro, 28 euro. A dire il vero ci sarebbero altre procedure, ma in fondo la sostanza è questa”. La ragazza moltiplica: 20,4 per 28 fa 571,2 euro. Siamo ricchi, ma non abbastanza per bere coca e rum alle Barbados. Con 571 euro possiamo giusto bere birra della Sma ai bagni “Nettuno” di Cattolica, tra anziani col golf sulle spalle e spettacoli di fontane danzanti. Una vera figata.

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