L’happy hour è l’unica cosa veramente giovane del confronto pubblico di ieri sera al Temple. Per il resto i giovani sostenitori dei candidati del Pd parlano col vocabolario dei vecchi politici. Allora i prof diventano il “corpo docente” e la “precarizzazione strutturale” la fa da padrona. Ecco la prima puntata della nostra piccola inchiesta sui giovani piacentini impegnati.
TESTO: FILIPPO MERLI; FOTOGRAFIE: IDEM
Alla fine lo spritz è la cosa più giovane delle primarie dei giovani. Che poi anche lo spritz non è altro che la versione moderna di un vecchio aperitivo da cooperativa, però almeno è di moda. Per il resto i giovani sostenitori dei cinque candidati alle primarie del Partito Democratico, o Pd, che ieri sera si sono ritrovati al Temple per un confronto pubblico usano lo stesso linguaggio di un senatore a vita: privatizzazione, società della formazione, sistema di valutazione britannico, precarizzazione strutturale, sgravio fiscale. Sarebbe bello sapere se quando ci provano con una ragazza in discoteca le parlano di green economy, oppure se dopo un paio di birre con gli amici attaccano con la storia della precarizzazione strutturale. Al di là di ogni appartenenza politica – ecco, ci hanno contagiato e adesso parliamo come loro – il merito di Matteo Renzi è quello di utilizzare un registro linguistico – stiamo di nuovo parlando come loro – che non ha nulla a che vedere col politichese antico. Siamo giovani, non Paolo Dosi. Parliamo come i giovani. Se vuoi convincere un ventenne a votare non puoi parlargli di sistemi produttivi e ricette liberiste. Devi raccontargli la tua storia e devi spiegargli con parole tue quali sono i motivi che ti hanno spinto a sostenere Laura Puppato, anche se non dev’essere semplice. La sala del Temple era piena, tutte le sedie erano occupate e c’era gente in piedi (non siamo Libertà e per noi non è tutto un successo e un bagno di folla, ma ieri sera c’era gente sul serio) e i giovani sostenitori dei candidati avevano la grande occasione di raccontare qualcosa di nuovo rispetto ai soliti cavalli di battaglia dei politici, eccellenze territoriali, sedi istituzionali e tutti questi termini inutili da notaio dell’800, ma sono finiti per parlare di politica come ne parlano i politici.
LO SFERICO IDOLO DI CUOIO: INSOMMA, IL PALLONE
I cinque giovani erano Gabriele Scagnelli (Bersani), Emanuele Lazzarini (Puppato), Alessio Pecoraro (Tabacci), Benedetta Scagnelli (Renzi) e Dario Marini Ricci (Vendola), tutti sulla trentina. Tra il pubblico c’erano anche Paola De Micheli e Jonathan Papamarenghi, sindaco pidiellino di Lugagnano che dice di essere lì perché “è molto importante conoscere le idee di tutti”. I giovani presenti in sala bevono birra e spritz. I cinque sostenitori devono parlare nel tempo stabilito, il dono della sintesi è fondamentale. Ma sono giovani e giustamente hanno parecchie cose da dire, quindi sforano tutti e la sirena che segna la fine dei minuti a disposizione non serve a niente. I temi variano da istruzione, cultura, ambiente, lavoro, varie ed eventuali. E’ il turno di Gabriele Scagnelli per Bersani for president: “E’ il momento di combattere l’abbandono scolastico e la sfiducia nel corpo docente (i prof, nota della Batusa). E’ arrivato il momento di puntare su una società della formazione”. Torniamo giù. Controlliamo sulla locandina: “Le facce giovani dei candidati”. Allora siamo nel posto giusto. Torniamo su. La De Micheli si sta passando il burro cacao sulle labbra e messaggia a una velocità folle. E’ ancora più veloce di Renzi con l’iPhone. “Oggi le migliori risorse sono avvilite e svalutate perché la precarizzazione è ormai strutturale” dice Emanuele Lazzarini (Pupatto). Ma parlano così anche quando giocano a calcio con gli amici? Com’è che chiamano la palla quando sono smarcati? “Egregio compare di mille bisbocce, servimi lo sferico idolo di cuoio sull’ipotenusa del quadrato costruito sui cateti del triangolo ove campeggia il vessillo del corner”? Il vocabolario dei giovani del Temple è lo stesso dei vecchi politici. Sono preparatissimi, non parlano mai a sproposito e non sbagliano un congiuntivo, ma sembrano discorsi prefabbricati, freddi, come quelli che gli addetti stampa scrivono ai sindaci prima del taglio del nastro, senza fiato e senza viscere. L’ultima speranza è la sostenitrice di Renzi, che effettivamente (insieme a Dario Marini Ricci for Vendola) accenna a una sua esperienza personale a proposito di donne e lavoro. Ma quando la cosa diventa veramente interessante, quando sembra che stiano per uscire le storie e le esperienze dirette, suona l’ultima sirena. I giovani delle primarie bevono birra e parlano con i coetanei che hanno assistito al dibattito. Sono sciolti, rilassati e non pronunciano mai la parola “precarizzazione”. Adesso sì che sembrano giovani.
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