BERSANI PIACENTINO PER UN GIORNO

Esaltazione delle radici di Bersani sulle testate piacentine, ma il nuovo capo del centrosinista non aveva mai parlato in pubblico a Bettola fino a un paio di mesi fa (e i bettolesi ricordano ancora la storia del ponte sul Nure). In Piazza Cavalli non lo ha mai visto nessuno, un po’ come Giorgio Armani. Tra essere piacentini ed essere piacentinisti c’è una bella differenza.

Pier Luigi Bersani to be centre-left candidate in Italy’s general election

FOTO: INTERNET

Bersani è nato a Bettola. Fine. Qui si esaurisce il suo piacentinismo militante. Andando a memoria, da quando ha iniziato la sua vera carriera politica – nel 1993 con la carica di presidente della regione Emilia Romagna – non si ricorda una volta in cui il nuovo capo del centrosinistra ha nominato Piacenza per più di due minuti. Consigliere regionale, presidente della Regione, deputato, ministro, eurodeputato, segretario del Partito Democratico e da ieri candidato premier per il Pd, ma prima del comizio alla pompa di benzina per lanciare la sua campagna elettorale non aveva mai parlato in pubblico a Bettola. Restano le foto da chierichetto nella chiesa di San Bernardino, le testimonianze dei vecchi amici (“era un mammone” ha detto chi lo conosce a Piacenza24) e qualche istantanea col grembiule e il fiocco blu ai tempi delle elementari. Basta, tutto qui. Pier Luigi Bersani ha smesso di essere un piacentino militante nel 1970 dopo la maturità al liceo Gioia, quando si iscrisse alla facoltà di filosofia dell’università di Bologna. Tornò per fare l’assessore nel 1980, ma nel 1993 diventò presidente della Regione e da lì ciao ciao Piaseinsa.

UN SALTO AL POINT

Dopo Bologna, Roma. E’ il 1996 e Bersani ricopre la carica di ministro dell’industria nel governo Prodi, poi, dal 1999, quella di ministro dei trasporti. Due anni dopo viene eletto deputato, nel 2006 fa ancora il ministro (stavolta dello sviluppo economico, nel secondo governo Prodi) e nel 2009 diventa segretario del Pd. Piacenza è lontana. Torna a Bettola a trovare i genitori, ma quando siamo stati in riva al Nure a parlare coi bettolesi (la sera prima del famoso comizio alla pompa di benzina) tutti – sarà un caso – hanno mostrato una certa indifferenza nei suoi confronti (“che cosa ha fatto Bersani per Bettola?” si domandano in tanti, e in particolare ricordano quando è crollato il ponte sul Nure e lui, da ministro, quasi non se ne accorse). La moglie di Bersani, Daniela Ferrari, ha detto che il marito torna a Piacenza alla domenica per cenare in famiglia e andare al supermercato, ma nessuno lo ha mai visto in Piazza Cavalli o sul Corso. Ha fatto un salto giusto per votare alle primarie e per farsi intervistare dai Rai Tre nel point di Largo Battisti dopo il primo turno. Una mezz’oretta scarsa, il tempo di scendere dalla macchina, fare la diretta, rispondere a qualche domanda dei giornalisti per poi ripartire subito. Oggi Libertà ha dedicato una pagina al “profilo del vincitore” e alle sue radici piacentine. I bersaniani che ieri sera si sono radunati nella sede del Partito Democratico di Viale Risorgimento hanno parlato della speranza di vedere per la prima volta un piacentino a Palazzo Chigi. Bersani è piacentino, ma lo è anche Giorgio Armani. Il punto è che tra essere piacentini ed essere piacentinisti c’è una bella differenza.

filippo.merli@labatusa.it

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