Nella notte di Capodanno quattro ragazzi sono stati rapinati da due sconosciuti. Non è la prima volta che il Pubblico Passeggio finisce al centro delle storie di cronaca. Ma il Facsal è anche un’oasi felice: ci sono i cani che portano in giro i padroni, i giovani che fanno skateboard e i miseri esseri salutisti che corrono con le cuffie dell’iPod nelle orecchie. Reportage della Batusa.
TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET
Per scrivere del Facsal bisogna scrivere sul Facsal. Si avvicina un tizio con la barba lunga e la scarpe slacciate. “Scusi, ha un euro?”. Si avvicina un tizio con i capelli rasati e gli occhiali scuri. “Scusi, ha una sigaretta?”. Si avvicina un tizio in bicicletta. “Scusi, ha una birra?”. Tutto nel giro di mezz’ora. Soldi, fumo, alcol: il cerchio della vita sul Pubblico Passeggio. Un paio di giorni fa, nella notte di Capodanno, quattro studenti che passavano di qui per caso sono stati rapinati da due ragazzi più grandi. Questa, loro malgrado, è stata la notizia principale riportata dalle testare piacentine il primo giorno del 2013. I ragazzi erano tutti sulla quindicina e a un certo punto, chissà perché, sono stati minacciati da due sconosciuti che – secondo la ricostruzione di Libertà – li avrebbero avvicinati per chiedere una miccia per accendere un petardo. Uno dei quindicenni, per evitare guai, ha consegnato ai due il suo cellulare Samsung. Gli aggressori sono stati descritti come giovani di età compresa tra i 18 e 20 anni, parlavano italiano ma avevano accento albanese. Entrambi portavano un giubbotto e una zaino sulle spalle. La polizia è sulle loro tracce. Non è la prima volta che il Facsal finisce al centro di una storia di cronaca nera. Il 18 settembre 2011, per esempio, un giovane albanese era stato accoltellato alla gola da un connazionale. Pochi giorni dopo gli sbirri arrestarono un uomo di 40 anni e suo figlio di 16 anni con l’accusa di tentato omicidio. Poco prima, il 18 agosto, un quarantenne siciliano raccontò di essere stato aggredito e picchiato mentre camminava verso Piazzale Roma. Al termine dell’aggressione, dopo qualche pugno ben assestato, gli fregarono il borsello. E’ il Pubblico Pestaggio, bellezza.
I MANIACI DEL PARKOUR
Il Facsal può anche essere un’oasi felice. Ci sono i cani che portano a spasso i padroni e i miseri esseri salutisti che corrono con le cuffie dell’iPod nelle orecchie. Poi ci sono quelli che camminano in equilibrio sulle ringhiere. Sono i maniaci del parkour, la nuova moda dei giovani che non hanno niente di meglio da fare. Poi ci sono quelli che d’inverno pattinano sul ghiaccio sulla pista dietro al palazzetto dello sport di via Alberici e si sentono un po’ a Cortina. E i bambini che giocano a pallone, e i vecchi che passeggiano con le mani dietro la schiena, e aitanti badanti dell’Est che spingono le carrozzelle senza una meta precisa, e biciclette, biciclette, biciclette. Ci sono gli acculturati che sfogliano libri sulle panchine, c’è la giostra per i bambini, ci sono due campogiochi, uno all’inizio e uno alla fine del Facsal, luoghi di divertimento di giorno e luoghi di sbronze colossali quando scende la notte. I vigili vigilano, fanno avanti e indietro e pattugliano questo micromondo popolato da strani figuri protetti dalle vecchie mura della città. Gli accattoni abbondano e sono soprattutto stranieri. Fanno la ronda e cercano di scroccare qualche spicciolo. Fino a qualche anno fa eri tu che non dovevi accettare caramelle dagli estranei, adesso è il contrario: gli estranei ti chiedono qualunque cosa e non mollano la presa. Ti prendono per noia, ti logorano, ti stressano. Come quel signore che viene accerchiato da due vagabondi con i cani al guinzaglio. Partono da cinque euro e iniziano a contrattare. “Quattro, tre, due, uno”. Il signore vacilla, si volta, cerca comprensione. “Sentite, prendetevi questi cinquanta centesimi e lasciatemi in pace!”. Altri inventano le scuse più bieche: la zia malata, i soldi per il biglietto del treno, sette figli a carico, otto nipoti, dieci fratelli, tredici mogli. Altri studiano le espressioni più sofferenti e zoppicano vistosamente. Si intascano due euro, poi cambiano gamba e interlocutore. “Non riesco a leggere per più di dieci minuti” si lamenta una ragazza sulla ventina che sfoglia l’ultimo libro di Bruno Vespa. “Appena finisco un capitolo salta fuori qualcuno a chiedere soldi”. E’ la tassa da pagare per leggere un libro di Bruno Vespa.
IL MURETTO DEI GIOVANI COMUNISTI
Gli accattoni importunano solo quelli che passeggiano o che stanno seduti sulle panchine. Potrebbero rincorrere i miseri essere salutisti che fanno footing a qualunque ora del giorno, ma sono troppo allenati e non riescono a tenere il loro passo. Sono decine e decine, saltellano sul posto per non perdere il ritmo e fanno stretching appoggiati alle ringhiere. Si impegnano. Ci credono. Guardano il cronometro, controllano la respirazione e tengono sotto controllo i battiti cardiaci con quell’affare che si lega attorno al torace. Potrebbero restare sul divano invece di sudare come bestie per perdere un paio di chili. Ma perché lo fanno? “Correre mi rilassa” dice un ragazzo con la maglia tarocca di Recoba e le gambe storte. “Mi aiuta a staccare la spina dopo il lavoro, allevia lo stress della giornata e allo stesso tempo mi tengo in forma”. E perché ti tiene in forma? “Così, cioè, non saprei…”. Dev’esserci una donna di mezzo. Quelli in bicicletta faticano meno e si lasciano trasportare dai tratti in leggera discesa. Percorrono il Facsal dal Corso allo Stradone e si fermano alle fontanelle per riempire le borracce. I più facoltosi, d’estate, si concedono il lusso di una bibita all’Old Faxhall, il locale con i tavoli fuori che si trova all’inizio del Pubblico Passeggio, sopra al parcheggio del Cheope. Lì accanto c’è il famoso muretto dove i ragazzini si siedono con le gambe a penzoloni a bere le loro birre. Tempo fa quello era il ritrovo dei giovani di sinistra, che si davano appuntamento sul muretto per progettare la rivoluzione proletaria. Oggi il muretto – e la scalinata adiacente che porta al liceo Respighi – è meta degli appassionati di skateboard, che provano e riprovano nuove evoluzioni con i loro aggeggi a rotelle.
MURALES SCRITTI MALE
C’è un tizio che taglia l’erba con uno strano marchingegno. Dev’essere un amico del Facsal. Gli Amici del Facsal monitorano costantemente la situazione. Non li vedi. Non li senti. Ma sono ovunque. Probabilmente vivono all’interno dei platani, come i gêni del “Segreto del bosco vecchio” di Dino Buzzati: “Credo che in ogni tronco ci sia un genio, che di raro ne sorte in forma di animale o di uomo”. I membri dell’associazione per la salvaguardia del Pubblico Passeggio – o qualcosa di simile – sorvegliano il loro habitat e si lamentano per qualunque cosa. Per gli effluvi di carne grigliata del Mercato Europeo, per la spazzatura lasciata dagli ambulanti della fiera di Sant’Antonino, per i cani che sporcano e per i padroni che non puliscono, per gli ubriachi che urlano di notte e per le coppie che limonano sulle panchine. Sulle scale che portano in via san Gallo, a metà del Facsal, l’odore di piscio è nauseante. Lì è facile trovare qualche siringa usata e murales scritti male. Quel posto è off limits e di notte è meglio girare al largo. Chiedere a un amico del Facsal per credere. Sotto le mura i cani sono liberi di scorrazzare senza guinzaglio, sopra le mura i miseri esseri salutisti sono liberi di correre senza problemi, come le biciclette. Qualche anziano distratto rischia la vita ad attraversare senza guardare, ma tutto sommato sul Facsal la vita scorre pacifica e… “Scusi, ha un euro?”.
E…per fortuna che è un oasi di respiro della città, l’unico parcp a portata di tutti i piedi
Adesso siamo alla fine del 2014 e grazie agli Amici del Facsal il viale è pulito, ordinato, le aiuole sono verdi, 28 platani sono stati piantumati, le panchine rotte risistemate, Iren provvede regolarmente alla pulizia delle foglie e del viale: la sicurezza , l’ordine pubblico , mendicanti e vandali sono un problema per tutta la città e solo le Autorità possono risolverlo. Altro discorso per chi organizza manifestazioni inadatte all’unico luogo in Centro Storico dove i cittadini possono trascorrere il tempo libero senza il dovuto rispetto per il verde ed i platani centenari.
Proseguo nel commento sopra riportato perché è evidente che chi ha scritto questo racconto sul Facsal, non è un frequentatore del Viale, ma solo una persona che ha deciso, chissà per quale motivo, ma lo posso immaginare, di screditare uno dei luoghi più belli della Città. Mendicanti sul Facsal non se ne sono MAI visti, fatti di aggressione sono accaduti rarissime volte in trenta anni che vi abito. Il Pubblico Passeggio è perlopiù frequentato da famiglie, tanti bambini, anziani, sportivi, persone che amano la pace e la natura. Chi legge sulle panchine non viene disturbato da mendicanti….ma che film ha visto questo narratore paranoico? Addirittura scrive che di notte è meglio girare al largo? Lo sa quante persone camminano tranquille di notte sotto i platani del Facsal??? E’ un vero peccato che si sminuisca inventando cose non vere l’importanza di un luogo MAGICO che Piacenza è fortunata di avere, grazie a persone lungimiranti che hanno deciso di tramandarlo alle generazioni future. E poi, come MAI tutto questo rancore nei confronti degli Amici del Facsal e del Facsal?