LA MOSSA DEL GIAGUARO

Pier Luigi Bersani dev’essere andato leggermente in confusione. All’Acquario Romano ha esordito il suo discorso con la frase “abbiamo non vinto”, che è un po’ come bere birra analcolica: non ha senso.

Bersani giaguaro

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: FACEBOOK

Con la mossa del giaguaro
tu ti sciogli piano piano;
con la mossa del giaguaro
prendi questo frutto amaro
prendi questo ritmo in mano
(La Mossa del Giaguaro, Piotta)

Dire “abbiamo non vinto” è come bere birra analcolica. Non ha senso. Lo vediamo Pier Luigi Bersani mentre riunisce il suo staff prima della conferenza stampa all’Acquario Romano: “Ragassi, ho trovato lo slogan! Abbiamo non vinto!”. E quelli dello staff si saranno guardati in faccia con la tipica espressione di chi sa che quella battuta finirà su tutte le bacheche di Facebook accanto alla foto del giaguaro. Avranno suggerito a Bersani di desistere, gli avranno timidamente fatto presente che forse era meglio dire la solita banalità, una cosa tipo “lavoreremo per il bene del Paese” o “potevamo fare meglio”, avrebbe addirittura potuto esultare e urlare “campioni del mondo!” tre volte come Nando Martellini, dato che persino Mario Monti ha avuto il coraggio di dire di essere soddisfatto del suo risultato. Invece no. Bersani si è presentato davanti ai giornalisti – a Roma c’era anche Nicoletta Marenghi, inviata di Telelibertà, sempre sul pezzo (pare che la Marenghi abbia anche preso l’iniziativa e abbia posto una domanda alla quale Bersani non ha risposto, ma non ci sentiamo di confermare) – e ha detto “abbiamo non vinto”, che è un po’ come dire “oggi gioca Giovinco”. Doveva essere un simpatico gioco di parole, un modo brillante per esternare la delusione dei risultati elettorali, invece è stato un ottimo assist per una parodia di Maurizio Crozza. Bersani voleva stupire, forse voleva dimostrare di saper reggere il confronto con quel grande comunicatore di Silvio Berlusconi, ma non c’è riuscito.
Bersani si è fermato un attimo a riflettere mentre i fotografi scattavano a ripetizione, ha preso fiato, ha appoggiato gli occhiali al naso e ha attaccato il suo de profundis elettorale (in realtà non sappiamo che cosa significhi de prufundis, però fa figo): “Siamo arrivati primi, ma non abbiamo vinto”. A quel punto Nicoletta Marenghi di Telelibertà aveva già scattato un’ottantina di foto con l’iPad e aveva già telefonato in redazione: “Ho il titolo!”. Nel frattempo i giornalisti si stavano interrogando sulla dietrologia della frase “siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”, un rebus grammaticale pieno di significati che alla fine non vuol dire nulla. Nella saletta adiacente i membri dello staff di Bersani avranno avuto il volto tirato e le mani tra i capelli: “Oh no! L’ha detto davvero!”. Loro, che conoscono bene il leader del Pd, sanno che questa non è la prima volta: Bersani aveva già provato lo slogan in allenamento il 21 maggio scorso. “Ci sono comuni come Parma e Comacchio dove noi abbiamo non vinto, perché vorrei ricordare che Parma e Comacchio erano governati dal centrodestra”. La frase venne riportata dall’Ansa ma passò inosservata. Serviva un collaudo definitivo, un grande palcoscenico per riproporre la battuta in diretta televisiva: Bersani ha scelto il migliore che poteva, l’Acquario Romano. Si è riunito con suoi uomini e ha preso l’iniziativa, senza lasciare che alcun collaboratore gli scrivesse l’incipit del testo del discorso. “Faccio io”, deve aver detto Bersani. E all’Acquario Romano, davanti a Nicoletta Marenghi di Telelibertà, ha detto la più bella frase senza senso della storia recente della politica italiana (ovviamente Di Pietro è fuori classifica).

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