LA RIVOLUZIONE IN GIACCA E CRAVATTA

Che Guepalla si è laureato con una tesi su piazza Tahrir, ma ci ha fatto un certo effetto vederlo in giacca e cravatta, lontano dal suo stile no global e da quello dei barbudos della Sierra Maestra. E poi anche la camicia bianca è discutibile: nulla a che vedere con quella splendida e proletaria di un famoso quadro di Goya.

laurea pallavicini

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: FACEBOOK

D’ora in poi chiamatelo dottor Che Guepalla. Oggi il consigliere comunale di Rifondazione Comunista, Carlo Pallavicini, si è laureato con una tesi dal titolo evocativo: “Piazza Tahrir nella valle del Po”. “Una telefonata, l’unica che serviva, mi ricorda una cosa: domani mi laureo. Si chiude la parentesi di vita che mi ha dato di più, in cui ho vissuto i momenti migliori, i più dolorosi, i più eccitanti, i più vietati, i più rivoluzionari della mia vita” ha scritto ieri Che Guepalla su Facebook. Un lavoro lungo e interessante che si è concluso oggi a Bologna: Che Guepalla, di cui la Batusa segue spesso le gesta, è dottore (ne approfittiamo per fargli i complimenti). Conoscendolo, però, ci siamo un po’ sorpresi nel vederlo in giacca e cravatta – con la camicia bianca e i due bottoni chiusi sul davanti – nelle foto pubblicate dagli amici su Facebook. L’abito non fa il compagno, certo, ma con quel vestito Che Guepalla era molto lontano dai barbudos in tuta mimetica della Sierra Maestra o dal basco rosso di Hugo Chavez. Quell’abito elegante era l’opposto di quello che Che Guepalla porta durante le manifestazioni di Rifondazione, quando indossa pantaloni militari, guanti senza dita, giubbotto di pelle e anfibi con la punta rinforzata.
Insomma, l’abbigliamento di oggi non era proprio nel tipico stile rivoluzionario, ma è possibile che Che Guepalla sia stato costretto a portare giacca e cravatta dopo le richieste insistenti di mamma e papà, dài Carletto, fai il bravo, almeno oggi non vestirti da no global, vestiti come tutti gli altri (sarebbe più che comprensibile che Che Guepalla abbia accettato, lo avremmo fatto tutti, se non altro per evitare la menata della mamma che per i mesi a venire avrebbe sospirato “sembravi Fidel Castro” davanti alle foto della laurea incorniciate nel salotto di casa ). A dire il vero anche la scelta della camicia bianca è discutibile. E’ immacolata, bianchissima, chiusa sull’ultimo bottone. Niente a che vedere con la camicia bianca del contadino nel famoso quadro di Francisco Goya “Le fucilazioni del 3 maggio” – o “Le fucilazioni nella montagna del Principe Rio” o ancora “Le fucilazioni della Monclova” – in cui il pittore spagnolo riprodusse l’esecuzione dei popolani che si ribellarono all’invasione francese di Madrid nel 1808. Nel quadro spicca la figura di un contadino con una splendida camicia bianca aperta sul petto che alza le mani di fronte ai soldati: quella sì che è una vera camicia proletaria. In giacca e cravatta Che Guepalla fa la sua figura, ma lo preferiamo con i suoi abiti tradizionali, con le magliette del Che e il fazzoletto rosso al collo. La laurea è andata, Che Guepalla è dottore. Ora svesta l’abito e rispolveri l’eskimo.

IL QUADRO DI GOYA

goya_fucilazione-3-maggio

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1 Comment on "LA RIVOLUZIONE IN GIACCA E CRAVATTA"

  1. !!! VERGOGNA !!!
    Ce n’est qu’un début, continuons le combat!

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