BARACCA E BARACCHINO

«21:30 al Respighi». Tanto bastava per organizzare una serata come tante ai tempi del liceo e dell’università. In quei tempi dove la notifica di WhatsApp era ancora verde e gli sms gratis servivano a qualcosa. C’era sempre una sagoma con Vans slacciata o cappuccio in testa nella nebbia in fondo al Facsal pronto a «bere un robo» da qualche parte. Poco importava il dove, soprattutto quando l’unica macchina disponibile era quella Panda verde acqua che a volte non andava nemmeno a spingerla.
Qualcuno, allora, attraversava semplicemente la strada, prendeva un tavolino e iniziava a macinare qualche bicchiere. Di birra o del primo vino trovato dietro al bancone. Nessuno diceva mai «andiamo al Baracchino», ma ci si finiva una volta su tre. Facendo segno alle auto di rallentare e scavalcando il marciapiede in mezzo alla strada avendo cura di passare proprio là dove c’era chi aveva tracciato un solco. C’era la Fattanza Bene di Piacenza a cavallo della rotonda. Di quella che si spaccava con l’Estathé e poi vomitava limoni sbavati sulle panchine. C’era ma non ci sarà più. Il Baracchino sarà demolito. Fine della storia. Niente più Morettone prese al volo dal frigo. Niente più «adesso gli do» appena fuori dal locale dopo la terza media. Niente più giri di bianco per dimenticare quella ragazza.
Dopo ottantasei anni di attività, quell’angolo di Piacenza finirà nell’indifferenziata dei ricordi. C’è chi non accetta la decisione della giunta, chi si dice pronto a lanciare petizioni online per mantenere aperto il locale. Non manca ovviamente il consueto fuoco di fila tra assessore e gestore: un’espropriazione pronta a scattare il 25 ottobre, due campane, due voci che paiono inconciliabili. Proprio come risvoltinati e chi ha il jeans bagnato fino al polpaccio. E che prende strade diverse il sabato sera.
Nessuno diceva mai «andiamo al Baracchino» e con ogni probabilità nessuno ora lo dirà più. Altro che sotto scacco dei ballabili: qualcuno è già orfano di quel baretto a cavallo tra ciclabile, fermata del bus e qualche occhiataccia degli automobilisti di passaggio. «Ci troviamo dove c’era il Baracchino», con il cappuccio in testa e le Vans. Magari allacciate, a ‘sto giro.

Nicolò Premoli

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