E SE NON PIACE, PIACENZA

La Piacenza al tempo del coronavirus è la Piacenza che conosciamo. Movida inesistente, indifferenza verso i propri simili, distanze sociali. A Piacenza nessuno ha cantato sul balcone. I tricolori appesi alle finestre sono rari. Lo slogan dei piacentini è «andrà tutto come al solito».

Pensateci: che cos’è cambiato? D’ora in avanti non sarete più gli stessi? Cazzata. Sarete più solidali col resto del mondo? Altra cazzata. Il vicino di casa continuerà a starvi sulle palle? Sì. Preferirete veder morire il suo giardino anziché veder fiorire il vostro? Certo. Siamo fatti così. Ed è una benedizione.

Piacenza cancella la liquorosa retorica post virus che inonda i social e infetta le pagine dei giornali. Solo che non lo sa. Oggi pensa che una volta finita l’emergenza sarà più aperta, più partecipe, più unita. Ma resterà la Piacenza di sempre. Ci dipingono come diffidenti, chiusi, sospettosi. Hanno ragione e ce ne vantiamo. I flash mob con le canzoni di Jovanotti li lasciamo volentieri agli altri. L’enfasi della Piacenza che ce la farà, della Piacenza che risorgerà, della Piacenza che sarà ancora più forte ci sfiora per un attimo e poi scivola via lungo le acque del Po.

Prendete il piacentino Giorgio Armani: «La mia Piacenza è sempre stata coraggiosa, riservata e silenziosa, ma pronta a combattere». Siamo l’unica città italiana in cui non c’è un negozio di Armani. Prendete la piacentina Paola De Micheli: «Sono sempre vicina alla mia Piacenza, che sul piano nazionale porto come esempio di forza, di capacità, di compostezza e di rigore». Nel frattempo pare che il governo ci abbia escluso dai sostegni economici per le zone rosse.

Ma va bene così. Stiamo bene da soli. Quella sorta di autarchia spirituale che ci contraddistingue è la nostra indole e la nostra fortuna. Abbiamo forse bisogno che venga qui Coso a dirci come gli dispiace? Sentiamo la necessità di sentirci dire che lo Stato non ci lascerà soli? E’ proprio quel che vogliamo, restare soli. Isolati. Emarginati. Lontani da tutto e da tutti. Abbiamo i tortelli con la coda. Abbiamo la nebbia. Abbiamo le rotonde dell’ex figlio del Demanio. Non ci manca nulla. Ricorderemo questo dramma da soli e torneremo a bere un robo da soli.

Quando sentite in televisione che l’Italia ripartirà, cambiate canale. Quando leggete sui giornali che dopo questa storia saremo diversi, girate pagina. Non ci interessa. Noi continueremo a essere diffidenti, chiusi e sospettosi. Semplicemente piacentini. 

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