L’ARCA DELL’ALLEANZA

“Quo vadis, Piacenza” è il titolo della nostra piccola inchiesta sul futuro della Provincia. Per capire come potrebbe essere la vita assieme a Lodi siamo andati sull’argine del Po e abbiamo incontrato l’uomo che guida la zattera da una riva all’altra. Tutto senza Autan.

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTOGRAFIE: COSTANZA CAVANNA

L’ultimo pellegrino ospite di Danilo Parisi è un poliziotto di Scotland Yard. “E’ venuto qui con un paio di altri agenti, uno italiano e uno polacco. Andavano a Roma a piedi e avevano bisogno di un posto per la notte. Li ho sfamati, ho dato loro alloggio e si sono scolati otto bottiglie del mio vino. Il giorno dopo ho presentato loro il conto, una cifra irrisoria. Il tizio di Scotland Yard mi ha guardato storto e voleva abbassare il prezzo a tutti i costi. Gli inglesi non hanno mai capito niente”. Danilo Parisi è il Caronte del fiume Po. Trasporta i pellegrini che percorrono la via Francigena da Soprarivo di Calendasco (provincia di Piacenza) a Corte Sant’Andrea (provincia di Lodi) e viceversa con una piccola barca a motore. Se nel girotondo degli accorpamenti Piacenza dovesse unirsi a Lodi, potreste chiedere un passaggio a lui. Parisi, 63 anni, maglietta impolverata e Crocs ai piedi, è il fondatore del circolo Biffulus e ospita a casa sua turisti e fedeli che attraversano il Po per raggiungere Roma. Caronte non si annoia. Quando arriviamo sulla soglia di casa sua è intento a frugare tra vecchi arnesi alla ricerca di un mestolo. “Scusi, ho poco tempo. Mi faccia proprio due domande. Per chi scrive?”. Per La Batusa. “La che?”.

SCUSI, PER GERUSALEMME?

“Tutti i giorni ho qualche sconosciuto in giro per la casa, strano che mia moglie non abbia ancora chiesto il divorzio. Quando i pellegrini arrivano qui – dice Parisi – chiedo loro se hanno fame, sete o se hanno bisogno di una doccia, e metto a loro disposizione la mia abitazione”. La casa di Parisi è accanto all’argine del Po di Calendasco. Per raggiungerla occorre lasciare la macchina trecento metri più indietro e percorrere un lungo viale tra arbusti sporgenti e zanzare padane. Sulla facciata principale c’è una lapide in ferro battuto che indica le distanze e le direzioni delle varie mete dei pellegrini: se per caso volete andare a Gerusalemme, vi aspetta una passeggiata di 2975 chilometri. Sopra al cartello c’è un dipinto che rappresenta un pellegrino accompagnato dalla scritta “hospitium peregrinorum”. I fedeli che passano di qui trovano sempre un letto comodo e un piatto caldo. Il menu è sempre lo stesso e comprende penne all’arrabbiata, carne ai ferri e melanzane grigliate. “Scusate un attimo…”. Parisi si allontana e torna con un vecchio pentolone col coperchio deformato. “Celebriamo il gemellaggio tra Calendasco e Chignolo Po, un paese della provincia di Pavia. Stranamente ho gente a cena”.

DAGLI SPICCIOLI SUGLI OCCHI AI DIECI EURO

“L’idea della traversata del Po – racconta Parisi – è nata dopo che il Consiglio d’Europa ha stanziato fondi per la valorizzazione della via Francigena (o via Romea) che da Canterbury, in Inghilterra, porta a Roma”. In epoca medievale il tragitto andava percorso a piedi per ragioni penitenziali e senza l’ausilio di un Caronte del Po in maglietta e sandali di gomma pronto a trasportare i pellegrini sull’altra sponda. “Al Comune di Calendasco venne l’idea di acquistare una barca con parte dei fondi ricevuti, solo che poi serviva uno che la guidasse… Visto che ero qui, ho accettato”. Parisi – sempre col pentolone in mano – si arrampica su una salita e scende verso il fiume, dove si trovano altri cartelli in latinorum e una specie di bicocca in legno. La cucina. “Fervono i preparativi per il gemellaggio con Chignolo” dice Parisi. “Devo mettermi ai fornelli. Andate pure a vedere la barca. E’ ormeggiata laggiù”. Un piccolo ponteggio pericolante porta dritto alla Sigerico, la barca che prende il nome dall’arcivescovo di Canterbury che per primo percorse a piedi l’itinerario dalla città inglese a Roma. “La traversata del fiume – prosegue Parisi – dura una ventina di minuti e costa dieci euro”. Leggermente più caro del Caronte originale, che per traghettare i morti nell’Ade attraverso il fiume Acheronte si accontentava di un paio di spiccioli adagiati sugli occhi.

C’E’ UN FRANCESE IN BAGNO

Parisi portava persone dalla provincia di Piacenza a quella di Lodi e viceversa quando il termine “accorpamento” era sconosciuto ai più. Anche il Caronte del Po legge i giornali e ha un’idea ben precisa sul futuro dell’ente di via Garibaldi. “Se Piacenza si unisse a Lodi sarei felicissimo. Lo dico da piacentino doc. in tutti questi anni la provincia di Piacenza non mi ha mai aiutato”. E quella di Lodi? “Ancora meno”. E allora perché la Lombardia? “Perché almeno c’è qualche privato che mi ha dato una mano nella mia attività”. Parisi ha una moglie che ogni giorno rischia di trovare il bagno occupato da un pellegrino francese e ha un figlio di nove anni che ogni sera a tavola sente un idioma diverso. “Il primo pellegrino che abbiamo ospitato – dice ancora Parisi – era un prete olandese. Era il 12 settembre 1998. Ricordo ogni cosa. Ricordo tutto perfettamente”. Caronte si volta di scatto verso un ragazzo che sta sistemando sedie e panche. “Prendi nota di questo sito internet. La Ba… Scusi, per chi scrive lei?”.

Qui la prima puntata dell’inchiesta

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