TESTO: NEREO TRABACCHI; FOTO: ARCHIVIO TRABACCHI

Come si suole dire: “A buon intenditore poche parole”. Ma se mi voglio divertire a reinterpretare questo detto per adattarlo alla Taverna del gusto di Piacenza, di certo le poche parole sono quelle comprensibili che l’intenditore di vini riesce a biascicare quando esce da lì. Snoccioliamo qualche numero (e solo questi perché volgari noccioline, come le patatine fritte, in questo locale non entreranno mai): 1300 etichette di vini e vincitore del premio come miglior carta dei vini di Piacenza. 80 tipi di formaggi italiani ed esteri. Tutti i salumi piacentini, di Parma, e facciamo un saltino all’estero con il patanegra. Un menu vero e proprio con possibilità di caldi e freddi, come la zuppa di ceci, lasagnette, oppure la mia adorata battuta di carne fassona. Bella rosso sangue lei. Invece, mentre si degusta uno dei vini in mescita tra una selezione rotante come le lame di Goldrake di circa 25 etichette, è possibile attingere dall’invitante menu “stuzzicheria” che ci dice: bruschette, insalata verde con crudo croccante (ho chiesto cosa fosse e m’han detto che lo scaldano), piccolo tagliare salume, petali bresaola Valtellina, e il fantasioso sandwich di bottarga e pomodori. Incuriosito ho verificato l’etimo di “stuzzicheria” e chiaramente sono stato rimandato a “stuzzicare” che deriva da un termine latino del XV secolo:“tuzzare”, colpire in punta. Evinco da questo il perché forse allora il menu viene presentato incollato a una tavoletta di legno dalle punte acute.

L’HAPPY HOUR HA ROTTO

Se ordinate questi assaggi in accompagno a un bicchiere di aperitivo, sappiate che sono tutti a pagamento (partenza 3 euro), per una coraggiosa scelta del gestore, che preferisce differenziarsi offrendo un’altissima qualità e non le usuali ciotoline di olive con ematomi e arachidi umidi che ti pregano di ucciderli. Ho detto “coraggiosa” perché comprensibilmente non da tutti gli avventori questo viene capito. Ma lui se ne sbatte, e vi spiego il perché. Dopo aver giurato guerra alla cafonata dell’ happy hour, e cacciato tutti coloro che hanno pronunciato, seppur a bassa voce la parola “spritz”, si pregia di servire calici di vini importanti a prezzi come 5 o 6 euro, quindi se volete sgranocchiare, pagate. La vera comodità di questo locale è la sua bottega, dove tutto è acquistabile al taglio come in una vera e propria salumeria. In passato spesso mi è accaduto di andare con i miei vassoi dove farmi impiattare direttamente formaggi e salumi per i miei ospiti a casa spacciandoli per miei. (Amo sentirmi dire: “Oh Nereo, come tagli i formaggi tu”). Ottimo il rapporto qualità prezzo di tantissimi vini fino ad oggi a me sconosciuti, soprattutto francesi, dove è possibile scovare delle vere e proprie chicche anche partendo da 15 euro la bottiglia. Ma anche sulle grandi etichette i prezzi sono corretti.

IL LATO OSCURO DELLO SFORZO

Andrea Libè, il proprietario e gestore insieme a Raffaella e il padre Sergio, è a mio avviso uno dei più competenti “nasi da degustazione” della città e oltre i confini. La sua passione per il vino e la ricerca di prodotti sempre nuovi, la si intuisce dal trasporto con cui ti parla quando cerca di rifilarti i suoi prodotti. E ci riesce quasi sempre. Necessario specificare come sia questo l’unico locale di Piacenza,  dal 2007 ben segnalato dalla guida dell’Espresso, nella categoria “Enotavola”. L’oste (o enotavologo) prima mi ha sfidato ad assaggiare e capire la provenienza del suo salame di maiale nero, e poi, dopo una martingala di assaggi in mescita, sono caduto nel lato oscuro dello “sforzo”. Al prossimo boccone.

Taverna del gusto
Via Taverna 27, Piacenza
Tel. 0523 332814
Chiuso domenica, lunedì e festivi