FUGA PER LA VITTORIA

La vita di Fabrizio Corona è piena di belle fughe. L’ultima è la più clamorosa e lo ha reso un latitante. Ci siamo ricordati che nel 2010 il fotografo tamarro voleva inaugurare un locale a Piacenza, ma non chiedeteci di fare “Trova Corona” come abbiamo fatto con Reggi durante le primarie.

Corona Piacenza

FOTO: INTERNET

La vita di Fabrizio Corona è piena di belle fughe. Da quelle organizzate dopo una foto particolarmente scottante alle fughe dai giornalisti che gli chiedevano una dichiarazione forte. Fino all’ultima fuga, la più clamorosa, quello che lo ha reso un latitante. Corona, dopo la condanna a cinque anni di reclusione per estorsione aggravata ai danni dell’ex centravanti della Juve, David Trezeguet, invece di rientrare a casa – come prevedevano le misure di sorveglianza – ha fatto perdere le proprie tracce, come scriverebbe un cronista di nera alla fine di un pezzo su un furto. Dov’è Corona? L’ultima volta il fotografo tamarro è stato avvistato in una palestra di Milano, poi è andato in fuga e nessuno sa dove sia. I familiari sono preoccupati, su Facebook ci sono oltre 9mila persone che si dichiarano solidali con Corona (Quotidiano.net, vedere per leggere) e intanto Corona latita. Molti lettori ci hanno chiesto di fare una nuova rubrica e di chiamarla “Trova Corona”, come abbiamo fatto con “Trova Roberto” (Reggi) durante la campagna elettorale delle primarie del Partito Democratico, o Pd, ma l’idea di correre dietro a Corona sinceramente non ci stuzzica più di tanto. Però, per fare un amarcord diverso dal solito, possiamo tornare sul legame tra Fabrizio Corona e Piacenza. Nel 2010 Corona ricevette una busta con due proiettili calibro 38 spedita dal Lazio. “Sembra che il motivo della lettera minatoria – scrisse ilPiacenza.it (vedere per leggere) – sia il far desistere Corona e alcuni collaboratori dall’apertura di un locale in provincia di Piacenza: luogo che pareva essere stato individuato negli spazi del Chikos. Pare inoltre che sia stato indicato come mittente della missiva il presidente della Provincia, Massimo Trespidi. La Digos, tuttavia, dopo aver avvisato Trespidi, ritiene che non vi siano concrete minacce per l’esponente di centrodestra”.
La storia della minaccia e del nuovo locale di Corona, che già all’epoca era al centro di diverse inchieste giudiziarie, finì sulle prime pagine dei giornali accostato a Piacenza. Il 3 maggio 2010, davanti alla questura di viale Malta, i fotografi erano pronti a immortalare il fotografo con le braccia tatuate. La polizia voleva saperne di più e lo convocò per la storia dei proiettili. Corona arrivò con una Ferrari nera targata San Marino, portava gli occhiali con le lenti scure e un paio di orecchini al lobo sinistro. Prima di entrare si fermò per un istante coi giornalisti e spiegò loro che cos’è il coraggio. “Aprirò sicuramente il locale e non mi farò certo intimorire” disse Corona. “Quelle minacce non erano solo dirette verso di me, ma anche nei confronti dei miei soci. Sono convinto che questo gesto non sia da ricondurre alla malavita organizzata. Il locale a Piacenza noi lo apriremo e l’inaugurazione sarà probabilmente il 28 maggio prossimo”. Il locale – che si sarebbe dovuto chiamare “Villa Rodriguez” in onore di Belen, allora fidanzata di Corona – non aprì e di Corona a Piacenza non si sentì più parlare. Ecco, l’amarcord sul fotografo tamarro a Piacenza è finito, ma non chiedeteci di fare “Trova Corona”. Sarebbe troppo anche per noi.

filippo.merli@labatusa.it

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