LETTERE ALLA BATUSA

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Cara Batusa,
ma alla fine ci sei andata a bere un robo all’Oktoberfest del Nessie Pub, o quella è la tua meta solo per fare due tiri a bocce?
Fabiola

Cara Fabiola, andremo a bere un robo all’Oktoberfest del Nessie Pub quando a Monaco di Baviera faranno la fiera di Sant’Antonino.

Cara Batusa,
anche in via xx Settembre assistiamo a fenomeni paranormali: di notte le fioriere si spostano da sole 😉
Thelma

fior1 (1)

Cara Thelma, non è che la fioriera l’ha fottuta Louise senza dirti niente? (Non devi ridere per forza…).

Ciao Batusa,
ti volevo chiedere una cosa a riguardo del tuo sito. Mi sapresti dire che plugins di WordPress usi per caricare le foto su un articolo? Se si clicca sulle foto, si apre una galleria d’immagini, molto semplice e bella! Ho un sito di WordPress anch’io e volevo mettere quel plugins (se di plugins si tratta) per caricare le foto! Grazie e buon lavoro!
Luca

Caro Luca, che cos’è un plugins?

Cara Batusa,
qualche piacentino è tornato a casa per il meritato riposo dopo aver partecipato al raddrizzamento della Costa Concordia…
Paolo

2013-09-25-591 (1)

Caro Paolo, non dire nulla a Libertà altrimenti siamo finiti.

Cara Batusa,
solitamente mi regali sorrisi e risate (se sto offendendo la tua professionalità ti autorizzo a sostituire in: riflessioni e spunti) ma questa volta, con gli articoli sul Fantasma del Gotico mi hai evocato un agghiacciante e indelebile ricordo successomi circa 2 anni fa. Le dovute premesse: sarò vago, vaghissimo. Il fantasma in questione non è un anonimo signore ottocentesco, nel mio caso Sora Morte non ha agito così tanto tempo addietro da permettermi di parlarne liberamente, potrei ancora disturbare amici e parenti. Secondo: non ho mai creduto ai fantasmi. La mia storia inizia proprio come in quei film dove il burbero e ferreo di turno etichetta il protagonista/eroe di turno come credulone per poi uscire dalla locanda e farsi ammazzare dal fantasma di turno. Ecco, io sono il burbero, ma non ero in una locanda, stavo giocando il Torneo Curva Nord Piacenza e, perlappunto, lo vinsi pure. Finito il torneo – ero sobrio, ho dei testimoni – andai nel paesello della mia morosa a recuperare quest’ultima. Era una calda notte d’inizio estate, ne particolarmente buia ne singolarmente splendente. Una notte normalissima, punto. Terminata la nostra serata, verso le due e trenta la stavo riportando a casa, stavamo chiacchierando mentre ad andatura tranquillamente spensierata la mia macchina si avvicinava a un ristorante poco noto quanto immerso nei campi della Provincia di Piacenza. Quando mancavano circa un centinaio di metri all’ingresso del ristorante la mia attenzione fù catturata dal lampione che ne illuminava la porta e, subito dopo, da un movimento, non saprei spiegarlo meglio. “Cazzo ma è ancora aperto?” dissi alla mia ragazza stupito dall’ora tarda e, subito dopo, vidi un signore, lo distinsi bene sia nell’aspetto che nei vestiti. Stava varcando la porta d’ingresso. Dopo pochi attimi, passando parallelamente in macchina davanti alla porta del ristorante vidi che era chiusa. La serranda era abbassata. Le luci all’interno spente. Alla domanda della mia ragazza sulla mia espressione attonita raccontai cosa avevo appena visto, lo descrissi nei dettagli. Lei assunse un’espressione ancora più attonita. Quell’uomo era il precedente titolare del locale, morto all’incirca 8-9 anni prima. Ci volle un po’ a convincerla che non scherzavo. Ci vollle un pò a convincermi che non scherzavo. Il giorno dopo chiesi a mia madre se fossi mai stato in quel ristorante, magari anni prima con loro, se magari avessi mai incrociato quell’uomo. Ma la risposta era quella che mi aspettavo.
Alessandro

Già, Alessandro, prima il ristorante c’era e adesso non c’è più. A noi è capitata la stessa cosa con lo stipendio, quindi ti crediamo sulla parola.

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