INTERVISTA A GNE GNE GNE

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: IDEM

molinari

Anche il caffè è gne gne gne. Lo prende d’orzo in tazza grande. “Oggi ne ho già bevuti cinque, se non faccio così è la fine”. Incontriamo Gian Luigi Molinari al tavolo dell’American Bar. Beviamo caffè e parliamo un po’. In sottofondo c’è un cd coi vecchi pezzi di Max Pezzali, quelle belle canzoni in cui Max parlava essenzialmente di due cose (la seconda era la discoteca). Insomma, è l’atmosfera ideale per affrontare il tema della candidatura di Gne Gne Gne alla segreteria del Partito Democratico di Piacenza. Siamo in un bar di via Manfredi, soli tranquilli, senza gli altri giornalisti che scrivono con l’iPad e che chiedono al candidato qual è il suo piatto preferito. A metà intervista, mentre Molinari parla di Renzi e renziani, entra Davide Reboli. Gne Gne Gne gli fa simpaticamente notare che il tatuaggio con la scritta “dux” sulle nocche delle dita andrebbe cancellato. Davide si fa una risata – si conoscono da tempo, ecco perché Molinari ha rischiato la vita senza troppa preoccupazione – e s’accomoda nel tavolo in fondo a mangiare pizza con le acciughe. Noi restiamo al nostro tavolo, che è già stato prenotato da sei persone per la partita di stasera tra Real Madrid e Juventus. Le testate piacentine hanno appena pubblicato la notizia di un flusso anomalo di tesseramenti (circa il 300 per cento) per votare al Circolo del Pd di Bobbio, dove Molinari ha battuto la sua principale concorrente, Roberta Valla (l’altra è Elisabetta Rapetti).

 Gian Luigi, pare che a Bobbio ti adorino.
“Spiego subito: Bobbio è un circolo che comprende cinque comuni: Bobbio, Coli, Ottone, Cerignale, Coli e Corte Brugnatella”.
Sono sei, ecco perché i conti non tornano.
“Mi sa che ho detto due volte Coli…”.
Andiamo avanti.
“Le regole consentono l’iscrizione anche in fase congressuale, e le regole non le abbiamo stabilite noi. Poi le proteste sono legittime, per carità, ma stiamo parlando di numeri bassissimi. A Bobbio, per esempio, abbiamo preso 58 voti contro i 31 di Valla. Una miseria rispetto alle primarie nazionali dello scorso anno, dove a Bobbio votarono più di 200 tesserati”.
Alle primarie dello scorso anno, Piacenza fu un centro importante per i renziani, anche grazie al ruolo che ricopriva Roberto Reggi nello staff di Matteo Renzi. Però vinse Bersani. Ora che il sindaco di Firenze, con tutta probabilità, diventerà il segretario nazionale del Pd, a Piacenza rischia di vincere una bersaniana come Valla. Come te lo spieghi?
“Noi stiamo cercando di andare al di là degli schieramenti nazionali. Poi è chiaro, dopo la vittoria di Bersani, uno degli schieramenti locali, quello rappresentato dal candidato Roberta Valla, sta cercando di chiamare a raccolta chi ha votato Bersani alle primarie precedenti. Però, ripeto, sia noi sia loro adottiamo una politica trasversale rispetto a ciò che avviene sul panorama nazionale”.
Ti sei iscritto al Pd lo scorso 27 settembre, ultimo giorno utile per poter concorrere alle cariche direttive del partito. Il segretario uscente, Vittorio Silva, ha detto che il segretario del Partito Democratico dev’essere “innanzitutto coerente e non usare il Pd come un taxi per arrivare alla presidenza del consiglio o magari a fare il consigliere regionale”. Raccontaci com’è andata.
“Con Silva ci siamo spiegati faccia a faccia. La sua poteva essere un’argomentazione legittima, anche se posta in modo un po’ antipatico. Vernasca, il paese di cui sono sindaco, ha sempre lavorato per il centrosinistra, e poi a giugno sono stato escluso dall’esecutivo di cui facevo parte e negli ultimi periodi avevo preso un po’ le distanze dal partito per un modo di gestione che, a mio parere, non veniva incontro alle nostre proposte. Però sono sempre rimasto fedele al Pd, ho sempre votato Pd e ho sempre lavorato per il Pd. Questa è la sostanza”.
Quindi se per caso il Pdl farà le primarie non ti troveremo fra i candidati?
“No, assolutamente. Ci si sente di centrosinistra, uno ce l’ha nel Dna. Il ruolo di segretario non è remunerato, ti porta via tempo dal lavoro, dagli hobby e dagli affetti, quindi, sia per me sia per le altre due candidate, ci vuole un po’ di follia per presentarsi alle elezioni, ma soprattutto occorre un attaccamento fortissimo al partito”.
La contrapposizione nazionale tra renziani, bersaniani, cuperliani eccettera, a Piacenza interessa poco. Qui occorre concretezza, come direbbe il Maestro Mauro Ferrari in uno dei suoi slogan hollywoodiani.
“In questa fase nessuno di noi ha ricette pronte. Dobbiamo confrontarci con gli iscritti e con i vari organi di partito. Alla fine i problemi sono sempre i soliti: a parte la situazione nazionale, tragica, a Piacenza la questione principale è legata alla crisi economica, soprattutto nel settore della manifattura, quella rete di piccole e medie aziende che stanno crollando una dopo l’altra. Quindi la ricetta piacentina dev’essere di qualità e dev’essere in grado di affrontare le sfide future. Per quanto riguarda la montagna, sarà fondamentale la manutenzione del territorio e in particolare della viabilità, dalla Statale 45 in poi, oltre a migliorare e mantenere i servizi, dalla sanità al sociale fino alle situazione esplosive, come quella relativa l’ospedale di Fiorenzuola”.
In caso di tua elezione, il segretario provinciale del Pd sarà Gian Luigi Molinari o Roberto Reggi?
“Roberto è una risorsa importantissima e mi sta dando una grossa mano, ma il progetto è molto più ampio per ridurlo ai condizionamenti del singolo. Attorno a me voglio avere persone che mi sanno dare consigli importanti, e uno come Roberto, il miglior sindaco di Piacenza degli ultimi trent’anni, lo vorrei sempre accanto a me”.
Parole importanti, però non hai risposto alla domanda.
“Per quando mi riguarda, nel momento in cui delego, delego pienamente, fidandomi delle persone. Se vengo delegato io, chiedo alle persone che mi scelgono piena autonomia. Ma è un problema che non si pone, anche perché non sono più un ragazzino, so scegliere con la mia testa, anche correndo il rischio di scontrarmi con chi non la pensa come me”.
Con Reggi ti sei mai scontrato?
“Abbiamo sempre vissuto su binari amministrativi differenti, quindi non c’è mai stata l’occasione. Magari in alcuni momenti, quando Roberto era sindaco di Piacenza, le esigenze del territorio erano altre e allora ci si confrontava, ma è la cosa più normale del mondo”.
Anche il sindaco attuale, Paolo Dosi, è un sostenitore del renziano Molinari. Ecco, Dosi, così, a sensazione, ci sembra l’esatta figura di ciò che Renzi vorrebbe rottamare. Ovviamente parliamo dal punto di vista politico, non anagrafico. Insomma, se c’è una figura politica che rappresenta la perfetta contrapposizione alla dottrina renziana, quello ci pare Dosi. Che ne pensi?
“La politica di Renzi è stata troppo spesso sintetizzata col ricambio generazionale. La cosa fondamentale è come si affronta la politica. Paolo non è un arrembante, non è un Renzi, né un Reggi, però ha caratteristiche che lo avvicinano al mondo dei renziani, che ha deciso di sostenere pubblicamente. E comunque il discorso che abbiamo fatto con Paolo non c’entrava nulla con Renzi, era un discorso tra un gruppo di sindaci locali, che sono 14, cui Dosi ha chiesto di cambiare il partito, e Paolo s’è sentito punta di diamante di questo schieramento di sindaci. Secondo me il Pd provinciale, quando inizierà a lavorare, potrà dare una grossa mano anche all’amministrazione”.
Silva s’è dimesso, Fiazza ha rifiutato la candidatura. Perché nessuno vuole fare il segretario del Pd a Piacenza?
“Vedo più affollamento quando si tratta di cariche prestigiose, o comunque ben remunerate. Tant’è che i candidati alla segreteria sono tre persone che vengono dalla provincia, tre volti nuovi. Questo perché non è semplice fare il segretario del Pd e subire tutta una serie di pressioni e aspettative su cose in cui magari il segretario del Pd può fare ben poco. Però rivendico un fatto: se vinceremo, cercheremo di ascoltare tutti e di prendere una decisione finale, che magari potrà scontentare qualcuno, ma che sarà comunque un’azione reale e concreta. Io porto avanti un’idea, che poi è l’idea di tanti. Se poi il mio eventuale operato non andrà bene, be’, mi farò da parte senza problemi. Sai com’è, in campagna elettorale sono tutti bravi. Io ai circoli ho detto che farò certe cose, e se in caso di elezione non manterrò la mia parola saranno liberissimi di insultarmi. Ma so che la manterrò e che cambierò il Pd”.
L’anno scorso, quando ha perso le primarie, Renzi è tornato a fare il sindaco di Firenze. Poi è tornato prepotentemente in auge. Se tu dovessi perdere la corsa alla segreteria del Pd tornerai a fare il sindaco di Vernasca o vorresti ricoprire altre cariche istituzionali? Che so, presidente della Provincia?
“Il mio secondo mandato scade a maggio, quindi a Vernasca ho finito il mio lavoro. No, non ho in programma nulla, anche perché le nomine le decidono i cittadini. Il mondo dell’amministrazione mi interessa, certo, ma ora penso solo a queste elezioni. In cui, ti dirò, mi sto divertendo tantissimo”.
Chiediamo a Molinari di mettersi in posa per una foto da mettere al posto di quella che ha sulla sua pagina di Facebook, ma non c’è niente fare: scattiamo, la guardiamo e la prima cosa che ci viene in mente è sempre gne gne gne.

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