LA SBRONZA DELLA PIOGGIA

Giovedì mattina. Solita sveglia al solito orario infame. Spalanco la finestra: cielo azzurro, terso. Tutto regolare, le previsioni ormai ci prendono quasi sempre, almeno quando non servono a nulla e la gente non deve andare in ferie o passare un pomeriggio sopra Bobbio. Caspita, se ci penso un attimo siamo orami a fine maggio e l’estate incombe. Ok, l’anno scorso, di sera, sul lungo Trebbia ci voleva il colbacco ma è stata (si spera) un’eccezione. Si sente che l’aria è cambiata. Tutto regolare? Salgo in auto, taglio via Rigolli. No. Ora che ci penso bene non c’è proprio nulla di regolare. Oggi iniziano “i Lyons”, per i più eruditi la Festa del Rugby. Una festa che richiama metà Piacenza sul campo di via Rigolli mentre l’altra metà della città se la prende a male con chi va ai Lyons “perché c’è la mia ex che mi vuole uccidere”.

Iniziano i Lyons e c’è il sole. E’ semplicemente un ossimoro, un controsenso. Non possono coesistere spiedini di Savi sui tavoloni del campo di via Rigolli e cielo sereno, non può esserci un ultimo week end di maggio senza il consueto “sguasaron” che accoglie i Rad-1 sul palco della Festa del Rugby. E’ tutto semplicemente inaccettabile.
Altro che la nuvola che porta con sé il Kiss Express: i Lyons a Piacenza significano tempesta. Anche più dei reumatismi delle nonne. Contatto un amico che nei Lyons ci gioca e ha perso per strada un paio di legamenti. Mi snocciola qualche dato storico: la prima Festa risale al 1983. Nessuno pare ricordare le date esatte ma sfogliando un archivio meteo scopro come era il tempo di quel fine maggio. Pioggia, ovviamente. Magari non a catinelle ma tanto basta per inaugurare una tradizione. No, non possiamo lasciare che vada così. Stasera tutti ai Lyons a fare la danza della pioggia e a stonare sulle note dei Rad-1: sì, anche la metà che ha paura di vedere l’ex di turno. Facciamo piovere. Sai che noia “i Lyons” senza le passerelle di legno nel fango e quelle gocce di pioggia che cadono nella chiara media e ti inzuppano le Converse? Ci vediamo là, portatevi un ombrello.

TESTO: NICOLÒ PREMOLI; FOTO: INTERNET

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