PALOTELLI

Il palo è un apostrofo rosa sulle parole che cazzo che disdetta. Per i filosofi del calcio è la solita metafora della vita (l’obiettivo che sfuma all’ultimo e bla bla bla), per Antonio Cassano è sinonimo di bravura (“Prova a prendere una porta larga 7 metri e poi prova a prendere un palo largo 3 centimetri”), mentre per noi è semplicemente sfiga. Se poi ne prendi 3, come ha fatto ieri il Piacenza, è il segnale che hai giocato una di quelle partite che non avresti mai potuto vincere, perché qualcuno ha deciso così (come direbbero un teologi del calcio). Anzi, a Ciserano è stato un miracolo aver pareggiato, perché solitamente, quando prendi 3 pali, la palla non va più dentro. E invece ci ha pensato l’altro Franchi, Stefano, a catturare una pallone vagante e a sfatare la maledizione della porta stregata (e bla bla bla). Sfiga. Tutto qui.
Il primo palo l’ha colpito Porcino. Il secondo (traversa) Minincleri su punizione. Il terzo ancora il povero Porcino, che per quest’anno, in tema di pali, ha già da dato. Descrivere che cosa provi quando prendi il palo non è semplice. Osservi la palla che rotola nella direzione giusta, ma ti rendi conto che qualcosa non va quando senti quel rumore secco che conosce solo chi ha giocato a calcio. A quel punto ognuno reagisce in modo personale. Chi bestemmia, chi s’incazza a gesti, chi si copre il volto con la maglia o con le mani, chi ride in maniera isterica, chi se la prende con la madre del portiere, chi esplode a scoppio ritardato, e cioè a gioco fermo, quando ci ripensa, chi allarga le braccia sconsolato e chi se ne fotte e la prima cosa che pensa è tornare a coprire per un eventuale contropiede degli avversari. Quest’ultima, di solito, è la reazione di quei giocatori di contenimento con grandi polmoni e piedi discutibili che sono talmente abituati a non segnare mai che un palo in più o in meno non fa differenza. Lo stesso vale per gli allenatori: chi dà un pugno alla panchina, chi insulta i panchinari che hanno la sfortuna di trovarsi lì in quel momento, chi invoca a gran voce un rigore, così, senza senso, per rabbia e frustrazione.
Fatto sta che i pali hanno impedito al Piacenza di vincere la prima partita del campionato di serie D 2015-2016. Non c’è problema. Non abbiamo visto la partita, ma, guardando le immagini, la squadra ha rischiato in un paio di occasioni (gol incluso) e ha creato molto, segno che le cose funzionano. Ora, dalla prossima partita, occorrerà solo aggiustare la mira. Un paio di centimetri più a destra o più a sinistra dovrebbero bastare per scongiurare la sfiga.

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