Ogni città ha i suoi simboli, in ogni quartiere non mancano quei punti di riferimento utili per tirare qualche appuntamento. Dal “ci vediamo al pompino del Facsal” al “va bene se ci troviamo al Baracchino?” passando per il super classico “facciamo sotto le palle del cavallo”. Nessuno mai penserebbe di sradicare la fontana all’incrocio con via Giordani, solo un pazzo sposterebbe il Baracchino dal Respo.
Eppure ci sono anche luoghi destinati a cambiare, a lasciare dietro di loro un vuoto quasi incolmabile. Prendete viale Dante. Con la sua farmacia sotto i portici, le inversioni a U moleste e quelle luminarie natalizie a forma di virus ad illuminare le notti di festa. Quella via dove i semafori si spengono dalla sera alla mattina e dove c’è chi studia in biblioteca arricchendo il bar Casali. La stessa strada dove c’è un’edicola nel bel mezzo dei giardini. O meglio, c’era. Perché già da qualche tempo Roberto, l’edicolante, aveva chiuso i battenti lasciando dietro di sé una serranda abbassata per trasferirsi in zona Ponginibbi. Se Dante fu tra i padri del dolce stil novo, Roberto è senza alcun dubbio l’inventore di un genere letterario decisamente più esplicito. Esplicito come le riviste che facevano bella mostra sugli espositori dell’edicola Giardino in quei tempi dove nella cartella di Windows c’erano effettivamente dei file di Windows. Perché Pornhub, senza dubbio, si era fermato in viale Dante. I un’edicola spesso aperta ad orari da movida spagnola.
Nessuno spazio concesso alle rime, frasario libero, stampe in grassetto da Word con un tocco di nastro adesivo. Queste le caratteristiche dello stile di Roberto dove si prende a pugni l’ermetismo e non si fanno concessioni al frivolo. Pochi componimenti ma di notevole spessore per un’artista che non le mandava a dire alla critica, soprattutto a quella che parcheggiava nell’area riservata allo scarico merci salvo poi sparire nel nulla per qualche ora. Un crescendo di intensità, un’esplosione di realismo ed il richiamo forte alla cultura che traspare dal velato invito a frequentare il Cepu, un invito ben più credibile di quello di Vieri. Frammenti di letteratura contemporanea prima esposti a tutto il pubblico di passaggio e poi finiti nell’indifferenziato mentre quella che era la roccaforte dell’erotismo in dvd e riviste perde pezzi.
Via una vetrata, a terra una parete di lamiera. Nel prato si accumulano resti di un passato glorioso. Forse nessuno ha mai tirato un limone davanti al 3×2 di pornazzi misti, ma un punto di riferimento viene meno, un simbolo finisce sul cassone di qualche camion destinato alla discarica. Una conclusione amara che Roberto dipingerebbe con tre semplici parole: “Andate in culo”. Ci si rivede dalle parti del campetto di San Giuseppe. Con il solito carico di porno, naturalmente. Cambiano i posti, molti piacentini continuano a non capire le battute del Vernacoliere ma lui, Roberto, non cambia mai.
TESTO e FOTO: NICOLÒ PREMOLI
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