PIACENZA 2024

Roma ha detto no. Le Olimpiadi costano troppo. Meglio riprovarci tra qualche anno, magari quando ci saranno i saldi. Il sindaco, Virginia Raggi, ha chiuso le porte della Capitale ai cinque stelle cerchi, scatenando polemiche. Nel 2024, non ci saranno Olimpiadi in Italia.
O forse sì. Perché Piacenza è pronta. Poco importa se non ci sono il Colosseo e la colonna sul grande raccordo anulare: con buona pace di Roma e del presidente del Coni, Giovanni Malagò, la candidatura per Piacenza 2024 è già impacchettata per essere inoltrata al Comitato olimpico. Dopotutto, non manca praticamente nulla. Viabilità garantita dalle rotonde e da quei semafori disarcionati che hanno fatto riscoprire le regole della precedenza ai piacentini. Altro che metrò.
Si parte avvantaggiati anche per quanto riguarda le strutture sportive. Tutto gravita intorno a nuoto ed affini, e per questo sono già disponibili il Polisportivo e la Raffalda. Senza dimenticare il nuovo impianto. O meglio, la prima pietra del nuovo impianto, posata ormai una decina d’anni fa. Una cosa è certa: d’acqua verde come a Rio non se ne vedrà. Sarebbe già tanto se si vedesse la vasca.
Anche per l’atletica, nessun problema. La pista del Garilli rappresenterebbe il primo esempio di tartan biologico in tutto il globo. Con qualche ciuffo d’erba che spunta qua e là, tanto per rendere più bucoliche le gare di fondo. Il ciclismo, poi, si snoderebbe su tutte le piste ciclabili della città, con tanto di salto dal marciapiede: in Brasile la discesa ha tradito Vincenzo Nibali, qui c’è da stare attenti soltanto ai binari di via IV Novembre e ai biscotti dello Stradone, dove qualche automobilista ha già ribaltato le sue prospettive.
Per il kayak, ecco il Trebbia, sperando che piova. Canottaggio? Altro che le analisi condotte sulle acque inquinate di Rio: qui abbiamo il Po. A ogni Olimpiade che si rispetti, però, non può mancare qualche nuova specialità. Se Tokyo, nel 2020, vedrà l’esordio del baseball, a Piacenza il ventaglio di proposte potrebbe essere decisamente più variegato. E s’aprirebbero spiragli per qualche medaglia d’oro tutta piacentina.
Partiamo dagli ostacoli, protagonisti di alcune specialità dell’atletica. Perché non rivoluzionare il tutto e utilizzare le parigine? E magari riciclare le siepi della rotonda del Respighi come ostacoli per l’equitazione? Tutto già disponibile senza esborsi.
Anche i salti sono componente fondamentale dell’atletica leggera, almeno da quando quello della pubblicità del Kinder Bueno ha smesso. Perché, allora, non sfruttare il cordolo tanto chiacchierato e scavallato negli ultimi mesi? Il salto del cordolo richiamerebbe folle di aspiranti saltatori da ogni angolo del globo e gli anziani della zona non potranno altro che far notare di come loro, i cordoli, li saltavano per il lungo.
Non manca proprio nulla, insomma. Perché nessuno ci ha mai pensato prima? Tutte le strade portano a Piacenza. Ci sono ancora otto anni per finalizzare il tutto. Ci si vede al Grattacielo dei Mille per la cerimonia d’apertura: si sfilerà in centro, sperando che nessuno chiami la Municipale.

Nicolò Premoli

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