IL VERO OBAMA CE L’ABBIAMO NOI

Si fa chiamare come il presidente degli Stati Uniti, è ghanese ma dice di essere un piacentino doc. Ogni giorno arriva da un paesino della Lombardia con una vecchia bicicletta per chiedere cinque euro e valigie rotte a chiunque incontri. E’ la risposta alla Fornero: “Io sono Obama, Obama di Piacenza”. Ecco l’ultima puntata di “Sim Salam Inn”, la nostra piccola inchiesta sui piacentini fuori sede.

TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

Il vero Obama ce l’abbiamo noi. “Hai cinque euro?”. No. “Ne hai quindici?”. Arriva dal Ghana ma dice di essere piacentino. “Io sono Obama, Obama di Piacenza”. Non ha mai rivelato il suo vero nome e nessuno sa che cosa è venuto a fare in Italia. “Hey fratello, dammi un paio di pantaloni”. All’apparenza potrebbe sembrare uno scroccone, ma quando lo conosci bene capisci che è proprio uno scroccone. “Hey fratello, hai un cellulare che non usi più? Dài dammelo. Forza, dammelo”. Obama dice di abitare in un paesino della Lombardia e ogni giorno arriva a Piacenza con una vecchia bicicletta per chiedere cinque euro a chiunque incontri. La leggenda narra che una volta si sia fatto tutto il tragitto in bicicletta con una mano sul manubrio e l’altra stretta attorno alla maniglia di un trolley difettoso. Dentro c’erano un paio di pantaloni arancioni. I suoi preferiti. “Dammi tutta la moneta che hai”. No ne ho. “Dammi dieci euro”. Obama è un presidente a tempo perso. Non sa chi sia Mitt Romney e non gliene importa niente, ma il giorno dopo le elezioni girava per i bar della città a dire “ho vinto ancora!”. “Adesso chiamo mia moglie così la saluti” dice Obama mentre si prova un paio di calze. “Abbiamo il frigorifero vuoto. Non abbiamo niente da mangiare. Niente. Dammi un panino”. Non ce l’ho. “Dammi venti euro”. Obama è la risposta alla Fornero: non è choosy, è semplicemente un fancazzista disoccupato per scelta.

 ELEFANTINI PORTAFORTUNA

Obama gira dalle parti di via Manfredi. In zona lo conoscono tutti e appena possono gli danno una mano. “Gli ho dato vestiti, pantaloni, scarpe, un telefonino, due abiti interi, un giubbotto. Quando svuoto gli armadi e trovo qualcosa che non mi va più bene la metto da parte per Obama” dice alla Batusa un commerciante della zona. “Prima passava una o due volte alla settimana, mentre adesso si fa vedere un po’ meno”. Obama va a botta sicura. Gira i posti giusti, quelli in cui sa che non ne uscirà a mani vuote. “All’inizio – dice un altro negoziante – vendeva portachiavi, fazzoletti, elefantini portafortuna, le cose che vendono i vu cumprà”. Poi Obama si è stancato di vendere inutili cianfrusaglie e ha iniziato a scroccare. “Dammi il computer fratello”. Ma no. “Dammi dieci euro”. Ogni tanto fa qualche lavoretto, almeno così dice. Più che altro dà una mano quando c’è da fare un trasloco. “Parla con mia moglie”. Insiste. Prendiamo il telefono e parliamo con la moglie, che fa le pulizie nei palazzi mentre Obama gira in bici. Signora, come si chiama suo marito? “Obama!” suggerisce lui mentre traffica con un cappello col paraorecchie. Sua moglie parla un italiano corretto e comprensibile, al contrario di Obama che sa solo un paio di parole: “dammi” e “grazie”. “Ho un bambino piccolo, fratello. Non ho il latte, non ho da mangiare. Dammi cinque euro”.

IL PRESIDENTE DELL’INFRANGIBILE

La lunga giornata di Obama inizia al mattino presto, quando sale in bicicletta e parte dal paesino in cui abita per venire a Piacenza. In mente ha già il percorso da fare, tappa per tappa. Sa che in quel bar gli daranno una tazza di caffè, sa che quel panettiere gli terrà da parte un paio di panini, sa che quel pensionato gli darà il resto del giornale. Obama, sei un democratico? “Sì sì. Dammi dieci euro”. E’ sempre in giro con la sua vecchia bici da donna e – dopo aver trovato qualcosa da mettere sotto i denti – si concede una pausa e va a salutare gli altri vu cumprà, quelli che vendono fiori e quelli che chiedono l’euro del carrello fuori da supermercati. Obama, perché non vendi fiori? “No no. Dammi quindici euro”. Ma perché ti fai chiamare Obama? “Io sono Obama, Obama di Piacenza”.  “Dare qualcosa a Obama – racconta un edicolante – è un modo veloce per mettersi la coscienza in pace. Arriva, ti chiede cinque euro ma sa benissimo che non li avrà mai, tu contratti, tiri sul prezzo e alla fine si accontenta di qualche moneta. Quando sale in bici e se ne va pensi “ottimo, anche oggi ho fatto la mia buona azione”. Obama è un personaggio, e credo che a furia di farsi chiamare così sia veramente convinto di essere una specie di presidente dell’Infrangibile”. Obama deve andare a scroccare qualcosa da qualche parte. Tutto fa comodo. Obama non rifiuta niente. Butti via un ombrello difettoso o un tappetino della macchina e lui ti guarda male: “Che fai? Dai qua, dai a Obama”. Obama, sai che cos’è la Batusa? “Sì sì, dammi Batusa. Dammi cinque euro”.

 Qui trovate la prima, la seconda, la terza e la quarta puntata

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