SULLA STRADA

Roberto Pezza ha abbandonato biciclette e carrelli della spesa per passare la vecchiaia nella stanza di un ricovero dei Servizi Sociali. Storia e leggenda popolare del barbone che è morto e resuscitato una decina di volte.

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TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET

Pezza ha lasciato la strada. Il barbone che è morto e resuscitato una decina di volte ora ha una stanza confortevole nel Distretto Città di Piacenza. E’ ospite del personale dei Servizi Sociali del Comune, inservienti gentili che aiutano i bisognosi che non vogliono farsi aiutare perché se la sono sempre cavata benissimo da soli. Se hai vissuto quarant’anni sui marciapiedi non te ne fai nulla di un letto comodo o di una tazza del cesso. Il sale non è un bene di prima necessità e in corridoio la bicicletta con gli scatoloni non ci passa. Pezza era malato, ha scritto Piacenza 24. Ecco perché alla fine è stato costretto ad abbandonare la strada. “Ha fatto fatica ad abituarsi” ha detto l’assessore Giovanna Palladini. Non servono noie filosofiche sulla libertà o analisi approfondite sui testi di Fabrizio De André per capire che la camera di un ricovero non è la strada. Pezza non può più pisciare in giro, non può più zoppicare appoggiato a una vecchia stampella e non può più cucinare nel parcheggio di viale Malta. Ora avrà la barba ben curata, un dopobarba profumato e un pigiama a pois. Passerà il tempo al davanzale di una finestra, guaderà il culo alle infermiere e tutti i giorni alla stessa ora farà un giro in cortile. Non avrà neppure modo di prendere una denuncia per atti osceni in luogo pubblico, come raccontò ilPiacenza.it un paio d’anni fa: “E’ stato denunciato dai carabinieri l’homeless più famoso di Piacenza, Pezza, dopo che, l’altro pomeriggio, è stato notato masturbarsi completamente nudo in via Cerati”. C’era gente che guardava. Lui se ne fotteva.

IO SONO LEGGENDA

La storia del miliardario che diventa barbone per scelta è troppo affascinante per non diventare leggenda popolare. I nonni la tramandavano ai nipoti quando vedevano Pezza che chiedeva spiccioli al semaforo. A Piacenza non c’è un personaggio più leggendario di lui. Chi dice che abbia scelto la strada dopo essere stato lasciato da una donna; chi dice che è il quarto o quinto fratello di una famiglia facoltosa che un giorno, chissà perché, ha deciso di mollare tutto per dormire al freddo; chi racconta che Pezza è nato barbone e finirà barbone perché è completamente pazzo. Storie cittadine che vengono storpiate e gonfiate di bocca in bocca, come quando si spargeva la voce della sua morte. Accadeva spesso, per scherzo o perché qualcuno finiva per crederci sul serio e dava inizio al passaparola. Pezza è morto almeno una decina di volte e una decina di volte è resuscitato in qualche angolo della città. Chi lo avvistava scriveva un paio di righe su Facebook e allegava una fotografia di lui col culo fuori in un cespuglio: “E’ vivo!”. In pochi sanno chi sia veramente Roberto Pezza, e in fondo non importa. Conta l’immaginario comune, la fantasia popolare: è grazie alle persone che si diventa leggenda.

SBILENCO E MENEFREGHISTA

A Piacenza tutti conoscono Pezza e la sua bicicletta, lo strumento del mestiere, il minimo indispensabile e il massimo della vita insieme. La bici aveva tegami ammaccati che pendevano dal manubrio, bottiglie vuote, stracci, bicchieri di carta e altre cianfrusaglie inutili. Gli scarti della gente erano l’arredamento di Pezza. Soprattutto c’era il carrello della spesa attaccato al portapacchi con cui fermava il traffico meglio di qualunque vigile urbano: spingeva zoppicando la sua bicicletta in mezzo alla strada e dietro si formava la coda, con gli autisti che suonavano il clacson e urlavano cose poco carine con la mano fuori dal finestrino. Tutti andavano di fretta, chissà che cosa avevano da fare di così importante. Pezza camminava lentamente, sbilenco e menefreghista. La sua bicicletta è il metro di paragone per tutte le biciclette sgangherate della città. La sua bici col carrello è la bici più famosa di Piacenza, come hanno ricordato i Fratelli Borgazzi in una canzone memorabile: “Trovi Pezza col carrello, coi cartoni e col cappello, un’offerta questa volta gliela do”. Pezza è un monumento piacentino esattamente come Piazza Cavalli e Palazzo Farnese. Tutte le città hanno un barbone celebre e caratteristico, lui è quello di Piacenza. Anche se adesso ha lasciato la strada per finire i suoi giorni con un pigiama a pois.

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