Che fine ha fatto Gianni Pettenati? I ragazzini del Boeri conoscono a memoria Bandiera Gialla ma non sanno che l’autore è un mito piacentino che oggi studia letteratura e scrive romanzi. Ecco l’ultima puntata di “Meteore”, la nostra piccola inchiesta sui piacentini dimenticati.
TESTO: FILIPPO MERLI; FOTO: INTERNET
Gianni Pettenati è un mito di provincia. Non tanto per Bandiera Gialla, il suo grande successo, ma piuttosto per Caldo Caldo: “Questo caldo caldo caldo ha bruciato il nostro amor; era caldo caldo caldo è appassito come un fior”. Caldo Caldo è un pezzo di redenzione. E’ la storia di un tizio che molla la ragazza e poi si pente, vive di ricordi e spera che un giorno o l’altro torni da lui. Il pezzo è del 1969. In quell’epoca quando perdevi una ragazza invece di fare stalking le dedicavi una canzone triste. Sabato scorso eravamo al Boeri e – dopo All The Small Things dei Blink-182, il pezzo in cui i ragazzini si spintonano, cadono per terra, battono la testa e ridono tantissimo – il dj ha buttato su Bandiera Gialla a tutto volume. “Sì, questa sera è festa grande, noi scendiamo in pista subito; e se vuoi divertirti vieni qua, ti terremo fra di noi e ballerai”. Pura poesia, quasi come i testi dei Ricchi e Poveri. E’ una canzone che “arriva”, come direbbe Mara Maionchi. I ragazzini che si bollavano al Boeri la sapevano a memoria, ma probabilmente non avevano la minima idea di chi la cantasse. Perché Bandiera Gialla è una di quelle canzoni immortali di cui i giovani non conoscono l’autore. Gianni Pettenati l’ha incisa nel 1966 e dicono si sia ispirato alla bandiera che segnala un pericolo a bordo di una nave. In seguito il titolo del pezzo diede il nome a una trasmissione radiofonica, a un programma televisivo condotto da Red Ronnie e a una discoteca di Rimini. Gianni Pettenati è nato a Piacenza nel 1945 e a sei anni vinse il primo concorso canoro. Il successo arrivò con Bandiera Gialla – versione italiana di The Pied Piper di Patty Pravo, brano ufficiale della popolare discoteca Piper di Roma – e fu seguito dalla partecipazione a San Remo nel 1967 con La Rivoluzione: “Ci sarà la rivoluzione, nemmeno un cannone però tuonerà; ci sarà la rivoluzione, l’amore alla fine vedrai vincerà”. Nello stesso anno partecipa a “Scala Reale” in squadra col vincitore Claudio Villa battendo Gianni Morandi, mentre nel 1968 entra in finale a San Remo con La Tramontana. Gianni Pettenati ha gli occhiali con le lenti spesse e i capelli disordinati, il suo timbro di voce è caratteristico e riconoscibile (ci fermiamo qui perché non siamo Mario Luzzato Fegiz e di musica non capiamo niente). Incide l’ultimo 45 giri nel 1989, mentre è del 1995 un cd dal titolo “Che cosa fanno gli angeli”.
Che fine ha fatto Gianni Pettenati? I nostalgici degli anni Sessanta lo conoscono bene, ma forse anche loro non sanno che oltre alla carriera di cantante Pettenati porta avanti quella di scrittore. Ha pubblicato romanzi, testi teatrali e libri sulla musica leggera. E’ un appassionato di filosofia e ha un figlio che ascolta Fabri Fibra. “Io quando avevo 15 anni ascoltavo Gaber e Bindi…”. Suo padre era un appassionato di musica classica e gli insegnò a memoria la Traviata e la Bohéme. Pensava che suo figlio fosse un bambino prodigio. “Avevo una voce potentissima, da tenore” disse Pettenati in un’intervista nel 2011, quando raccontò a un sito romano che cosa stava combinando dopo i successi degli anni passati. “Leggo libri, studio filosofia, sociologia, antropologia, letteratura e lettere antiche. Ho fatto l’università di pedagogia, ma non ho finito perché non mi fregagava niente di fare l’insegnante. Ora mi occupo di editoria e ho scritto un romanzo giallo, La vendetta degli innocenti, e Io e Renato Zero, un’intervista che ha venduto 200mila copie”. Gianni non è come quei cantanti dei favolosi anni Sessanta che vengono riesumati per un reality o per cantare da Barbara D’Urso a Capodanno. “Alla mia veneranda età non faccio come Albano che a settant’anni va al Festival di San Remo. C’è un tempo per ogni cosa. Non ho neanche voglia di andare in giro a fare concerti, figuriamoci se vado al Festival”. Al massimo Pettenati canta un paio di canzoni d’estate e partecipa a qualche trasmissione sulle radio private, lui che in passato ha diretto Radio Italia.
Bandiera Gialla è una di quelle canzoni che rovinano un cantante. Magari fa tante altre cose migliori, ma tutti chiedono sempre quella. Ci resti sotto. Ti marchia a vita. A Pettenati non sembra dare fastidio, dato che dice di essere contento quando vede che la gente la canta a memoria durante le sue rare esibizioni. Gianni Pettenati è un mito di provincia perché dice che tutto è cominciato a Piacenza. “Della mia città ho in mente ogni dettaglio, come fosse un film”. Però Gianni l’ha lasciata. “Non avrei mai voluto farlo. Me ne sono andato all’improvviso e ancora oggi ho l’impressione di avere un debito di riconoscenza infinito verso Piacenza, che mi ha preso e poi mi ha lasciato andare”. I giovani del Boeri cantano Bandiera Gialla ma non sanno chi è Gianni Pettenati.
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