BULLI E PULLMAN

pullman

Fare il controllore sul pullman sta diventando un mestiere pericoloso. Prima se trovavi qualcuno senza biglietto gli facevi una bella multa e il massimo che ricevevi in cambio erano anatemi sussurrati e gufate clamorose, tipo “se esiste un Dio di Tempi spero che resti incastrato nella portiera fino alla prossima fermata”. Ora se trovi qualcuno senza biglietto ricevi in cambio un pugno in faccia e la storia finisce lì. Certo, quella del controllore non è una figura simpatica per natura, come gli ausiliari del traffico e gli arbitri di calcio, soprattutto se trovi quelli pignoli che godono nel farti la contravvenzione, sceriffi del 2 per la Farnesiana, tutori un po’ esaltati della legge extraurbana, ma in fondo fanno il loro lavoro, e se non hai il biglietto è giusto che paghi (oh, diciamolo una volta per tutte). I controllori sono sempre gli stessi, col cappello, la tracolla e i baffi (hanno tutti i baffi, dev’essere una questione di rappresentanza). I passeggeri dei pullman, però, non sono più quelli di una volta. Certo, i bulli sul bus ci sono sempre stati. Si sedevano in fondo, intagliavano i sedili con splendide raffigurazioni d’arte contemporanea (cazzi giganteschi, scritte potenti, figure geometriche apparentemente senza senso), attaccavano le Big Babol ai finestrini e scrivevano frasi romantiche con la scolorina, “tvumdbumndfb, per sempre tuo, Spranga”. Ah, che tenerezza. Be’, a volte parlavano un po’ ad alta voce, sghignazzavano e prendevano per il culo gli altri passeggeri, non facevano sedere i vecchi e le donne incinta e occupavano sei posti di cui due per le braccia e due le gambe. Spesso schiacciavano il bottone della fermata per fare uno scherzo all’autista che si fermava per niente e all’indirizzo dell’autista cantavano stornelli poco carini come “se facciamo un incidente muore solo il conducenteeeeeeeeee”. Però alla fine, a parte qualche caso sporadico e isolato, erano abbastanza pacifici. Uno poteva prendere il pullman senza rischiare di essere aggredito, rapinato e pestato, poteva mettersi le cuffie del walkman nelle orecchie e ascoltare Francesco Guccini con le palpebre a mezz’asta e lo sguardo perso fuori dal finestrino in segno di nichilismo estremo e arrivava sempre a destinazione con le ossa al loro posto. Insomma, il pullman era un luogo felice, calmo, tranquillo, era uno dei pochi momenti in cui potevi fermarti un attimo a pensare e a riflettere sulla tua vita noiosa in attesa della prossima fermata. Ora invece pare che sia diventata zona franca. Botte, sputi, spintoni, colpi di testa, risse, baby gang, giovani bulli di contrada, piccoli prepotenti vari ed eventuali. In Provincia hanno immediatamente convocato uno dei quei tavoli urgenti che ancora non abbiamo capito a che cosa servano, ma stanno comunque cercando di affrontare il problema dei pullman, l’ultimo momento di tranquillità, di karma, l’ultima fermata della pace dei sensi che ci era rimasta.
Messaggio promosso dall’associazione Controllori Senza Frontiere che abbiamo fondato in questo preciso istante. Se volete donare un euro all’associazione per l’acquisto di caschi e divise da football americano per difendersi dai passeggeri contattateci ore pasti.

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1 Comment on "BULLI E PULLMAN"

  1. elisabetta bergonzi | Novembre 7, 2013 at 12:00 pm |

    per noi della provincia, che avevamo il tragitto più lungo, era un momento di condivisione ed amicizia avevamo la nostra “compagnia della corriera”. Ancora due anni fa, dopo quasi 25 anni dalla fine delle superiori, ci siamo ritrovati con gli amici della corriera a mangiare una pizza in compagnia. Un po’ di casino lo facevamo anche noi, una volta a Grazzano l’autista, nostro caro amico, ci ha fatti scendere, ma solo perchè facevamo confusione… e nessuno di noi si è lamentato, tanto meno i nostri genitori. Ci siamo presi la lavata di testa, meritata e ce la siamo tenuti – ciapa so’ e porta a cà -. … lo ricordo ancora benissimo: “voi, du, tri, quatar, sencu e e ses, tut su dal pulman!” ma a volte ci ha anche offerto un caffè…

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