KANT E IL PRESEPE

Per fortuna i bambini non leggono Kant, ma cercano il muschio per fare il presepe in classe. E dal presepe si arriva alla lana della pecora, al fuoco di Nerone e alla diaspora del popolo eletto.

FOTO: INTERNET

L’idea di togliere il presepe da una scuola materna è roba da adulti, da libri di sociologia e dibattiti in televisione. Per fortuna i bambini non leggono Kant prima di andare a dormire. Chi è stato bambino almeno una volta nella vita, sa che il presepe è uno dei ricordi migliori al mondo: all’inizio di dicembre la maestra spiega che sta per nascere questo Gesù Cristo e bisogna preparare il campo per i Re Magi; quindi divide i compiti fra gli alunni, chiede al tale di procurarsi la capanna, poi ci sono quelli che devono portare i pastori con le pecore, qualcuno magari non ha mai visto una pecora in vita sua e si comincia a parlare di pecore, di lana di pecora, latte di pecora, della differenza fra il latte di pecora e quello di mucca, il primo della classe chiede che ci fanno i centurioni vicino alla capanna e il discorso slitta sull’Impero romano, sul fuoco di Nerone, sul censimento e sulle corse con le bighe nel film Quo Vadis. Ma il ruolo più importante spetta ai cercatori di muschio e questo è vero per un paio di ragioni. La prima è che devono conoscere un posto in cui trovare il muschio, il che non è sempre scontato e implica a volte l’aiuto di qualche adulto. Allora si va in campagna vicino a Rivergaro la domenica pomeriggio e si cerca sulle pietre, si capisce che il muschio cresce sul lato esposto a nord, si impara la differenza tra i fiori di campo e i fiori di “camposanto”, detto anche cimitero, e si prova un certo distacco verso questi ultimi. La seconda ragione è che il presepe ha bisogno di un grande approvvigionamento di muschio per funzionare bene dato che in aula la temperatura è alta e il caldo è secco, quindi bisogna portare muschio fresco ogni tre o quattro giorni e sostituire quello che è già andato, ed è per queste ragioni che il portatore di muschio ha un ruolo centrale nell’organizzazione del presepe. Quando tutto è pronto, quando tutti i pezzi sono al loro posto, la maestra chiude gli scuri delle finestre e accende le luci del presepe di fronte ai bambini in piedi che si spingono per vedere meglio. Per molti è la prima volta che si assiste a uno spettacolo del genere, insomma, si era sentito parlare tanto del presepe in passato ma non se n’era mai costruito uno perché a casa manca lo spazio o perché la mamma ha paura che il fratello più piccolo ingoi la stella cometa. Ecco, a quel punto è facile capire perché ai bambini il presepe interessa molto più di Kant, e magari basterebbe considerare il problema dal loro punto di vista per capire qual è la cosa giusta da fare. O no?

scrivania@labatusa.it

Qui trovate la prima, la seconda e la terza puntata di “Oro, incenso e birra”

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1 Comment on "KANT E IL PRESEPE"

  1. Hai interpretato precisamente il mio pensiero. L’integrazione, soprattutto termini posti dalla direttrice Bruschini, è una “roba da adulti”, mica da bambini di certo!
    L’ho capito quando mio figlio, per indicarmi il bambino con cui aveva giocato a palla, mi ha detto “quello con la felpa rossa”, non “quello con la pelle scura”. ogni tanto gli adulti dovrebbero tornare a pensare come i bambini di 5 anni prima di aprire bocca.

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