VARDY NON BEVE GRAPPA

Un nostro zio di secondo grado faceva l’operaio e ha vinto il campionato di seconda categoria con la Folgore. Però lui adesso è in cassintegrazione e, per non annoiarsi, si beve gli 80 euro di Renzi, mentre Jamie Vardy è il nuovo idolo del calcio mondiale perché, dopo aver fatto l’operaio e dopo essersi presentato agli allenamenti completamente sbronzo, ha vinto la Premier League col Leicester. Da Pittolo a Londra, da Borgotrebbia a New York: tutto il mondo parla, posta, twitta sulla squadra di Claudio Ranieri. Noi della Batusa, però, abbiamo trovato un piacentino che vive in Inghilterra che del Leicester e di Vardy non gli frega assolutamente niente. Anche perché Vardy non beve grappa. Si chiama Daniele D’Orazi e i nostri lettori più affezionati lo conoscono bene.

Allora, Daniele. Dov’eri lunedì sera, quando il Leicester ha aritmeticamente vinto la Premier?
«Lunedì sera mi stavo ripigliando. Il giorno prima eravamo al pub alle due per vedere se il Leicester riusciva a battere il Man U. Loro non hanno vinto, e noi abbiamo perso il senno, da tutte le birre che abbiamo ciucciato, come direbbe Bukowski. Abbiamo finito con la tequila, alle undici di sera. Il giorno dopo non ricordavo neanche il nome dei componenti dei Rolling Stones».
Come mai non stavi guardando Chelsea-Tottenham?
«Vedi sopra».
In Italia, Piacenza compresa, la cavalcata del Leicester ha creato più entusiasmo del referendum sulle trivelle. Come mai, secondo te?
«Diceva Valentina Nappi, di recente, che il razzismo, almeno sui social media, tira più della figa, oggigiorno. Gli equilibri cambiano, le società mutano, ma il calcio riesce sempre a smuovere gli animi come nessun’altra cosa al mondo. E credo che Piacenza si sia piuttosto identificata con il Leicester City, per motivi abbastanza lampanti: l’underdog, la sorpresa, la squadra di provincia, eccetera».
Chi è Riyad Maherz?
«Boh».
Chi è Jamie Vardy?
«Per continuare con i paralleli tra Leicester e Piacenza, direi che Vardy è il Darione Hübner delle East Midlands. Solo che, a differenza di Tatanka, Vardy non beve grappa. E non fuma. E non gioca a briscola con Luiso. E non è diventato capocannoniere a 35 anni. E il successo gli sta dando alla testa».
Hai qualche amico lì in Inghilterra che tifa Leicester?
«Ho un amico di Piacenza che lavora a Leicester. Per il resto, tutti gli amici che ho tifano West Ham. COME ON YOU IRONS!».
Hai qualche amico che fa l’operaio come Vardy prima di darsi al football?
«Diversi. Ma non giocano a calcio. Fanno un calcetto ogni tanto con la maglia del Chino Recoba che ormai gli sta così attillata che il logo Pirelli è tutto disteso e sembra che abbiano preso della chetamina (o si dice ketamina?)».
Vardy ha detto che va spesso al pub a bere birra. Questa, per i giornali italiani, era una notizia sensazionale.
«Bah, in Italia fanno di peggio. Solo che, invece che farlo al pub, lo fanno in locali imbarazzanti e pacchianissimi, con tipe cosi rifatte che non si riconoscono neanche allo specchio, circondati da personaggi squallidi in cerca di un fondino di Beluga en vogue al momento, e nessuno si stupisce. Meglio il pub, almeno li ti fai degli amici veri. Anche se sono senza denti».
Perché, secondo te, Ranieri si commuove sempre?
«Credo che sia quella tristesse tipica di chi viene da Testaccio. Noi romanisti siamo abituati a vedere i nostri sogni infrangersi (male) come onde selvagge che cioccano contro le scogliere infami della vita. Inoltre, nell’esistenza, in generale, non c’è un cazzo da ridere. Grande Ranieri, comunque. E forza Roma. SEMPRE».
Ha scritto il Fatto Quotidiano: «Leicester è la città industriale delle East Midlands, tra le più multietniche del paese, per un attimo torna ai primi dell’Ottocento, quando era roccaforte dei Cartisti: rivoluzionari propugnatori di un socialismo premarxista. Perché quella del Leicester non è una favola, ma un progetto sociale e sportivo che dimostra come nel cuore del pallone neoliberista un altro calcio sia possibile». Che cosa ne pensi?
«Penso che mischiare premarxismo, Lippmann e vino del cartone non sia una grande idea. Inoltre, mi sembra piuttosto scontato che se vince una squadra sfigata allora tutti a pensare che “un altro calcio sia possibile”. Al solito, in Italia si dice l’ovvio, infarcito di citazioni colte, oscure e criptiche. Che poi, chi minchia sono i Cartisti? Bah, io vado al pub».
Leicester ha 285mila abitanti. Il doppio di Piacenza. Potrebbe essere un buono spunto per Libertà, non trovi?
«Penso che una bella serie, con un twist alla Vice, fresco e Millennial-firendly, sui piacentini a Leicester, la Libertà potrebbe farla. Se ne trovi, di piacentini a Leicester».
E tu ti sei mai fatto un selfie a Leicester?
«Io non mi mi sono mai fatto un selfie neanche a Piacenza. Ne ho fatto uno lo scorso Natale a San Nicolò a Trebbia, con il Guia e Zani e Cudghëi al Giotto, ubriachi come delle giubbe».
Grazie Daniele. Ci risentiamo per lo scudetto della Sambenedettese, ok?
«Certo, quando Vallocchia e Titone sostituiranno Maherz e Vardy nell’Iperuranio degli sfigati che diventano campioni».
Salutaci Vardy, se lo becchi al pub.
«Intanto ti saluto Neil, il vecchietto che ho di fianco ora, mentre sto bevendo la Guinness della pausa pranzo al Porterhouse di Covent Garden».

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